Regia di Gillo Pontecorvo vedi scheda film
Queimada (“bruciata) e un’immaginaria isola delle Antille, colonia portoghese popolata in prevalenza da schiavi. Qui a metà ’800 arriva un agente del governo inglese per eseguire un piano in tre fasi: 1) suscitare una rivolta dei neri; 2) convincere la borghesia locale a cavalcare la rivolta per ottenere l’indipendenza; 3) trasformare l’isola in un protettorato inglese. Ci tornerà dieci anni dopo, questa volta al servizio di una compagnia commerciale privata, per completare l’opera. In pieno clima sessantottesco Pontecorvo realizza un inesorabile apologo sulla prassi dell’imperialismo e sulla necessità della rivoluzione, ma senza pesantezza o meccanicità: cita addirittura Marx (“mi serve qualcuno che non abbia nient’altro da perdere che le sue catene”), allude chiaramente al Vietnam, ma non disdegna gli accostamenti al filone politico dello spaghetti western (anche con qualche patente inverosimiglianza: una su tutte, il corso accelerato sull’uso del fucile). Se nell’ultima scena di La battaglia di Algeri la vittoria veniva annunciata come un fatto compiuto, qui se ne lascia solo intravedere la lontana promessa nei discorsi che il capo rivoluzionario fa al suo giovane carceriere. Comunque il valore aggiunto è l’interpretazione di Marlon Brando, che dietro un’impenetrabile maschera di cinismo nasconde l’amara consapevolezza del proprio ruolo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta