Regia di Gillo Pontecorvo vedi scheda film
La rivoluzione pianificata a tavolino,come nei migiori circoli culturali.Una partita a scacchi sfruttando gli indigeni vessati.Dopo un paio di anni da quello che resta il suo migliore film,la battaglia di Algeri,Gillo Pontecorvo ritorna con un film ambizioso e imperfetto.Ambizioso perchè è un film girato con dovizia di mezzi che non lesina scene di massa spettacolari,con un antieroe (spietato braccio della ragion di Stato)convincente che ha le fattezze di Marlon Brando per una volta non impegnato a rincorrere i suoi fantasmi da Actors' Studio,con un racconto che spesso riprende lo stile scarno ed efficace,quasi da documentario nelle scene di battaglia che ricordano molto quelle girate all'epoca del suo film precedente.Imperfetto perchè è ben palpabile fin dall'inizio la pesantezza delle metafore che incombono,il suo voler parlare nominalmente di una rivoluzione nella zona delle Antille ma in pratica si parla di guerre e rivoluzioni molto più moderne (Vietnam,Cuba) e si enunciano didascalicamente le teorie marxiste che concernono colonialismo e rivoluzione.Dal punto di vista spettacolare Queimada è veramente un bel vedere soprattutto per la geometria infallibile delle scene di battaglia,ma proprio per affannarsi a spiegare anche il non necessario perde molto della sua forza.A Pontecorvo va il merito di una regia di grande polso e di grande senso dello spettacolo che cerca di riscattare un copione non propriamente irresistibile.E gli va ascritto anche il merito di essere riuscito a cavare fuori il meglio da un divo bizzoso e narcisista come Marlon Brando,qui disciplinato e al servizio del film come non mai.Peccato che a tratti diventi didascalico,peccato per quel simbolismo che lo appesantisce.
la regia è la cosa migliore del film
decisamente bravo e tenuto a freno
non memorabile
un po'grottesco quando lo dipingono in faccia per farlo apparire mulatto
apprezzabile
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