Regia di David Grohl vedi scheda film
Tutto ebbe inizio con i Beatles. Quando i Fab4 sbarcarono negli USA, 1964, si rivelò tutto a un tratto il potenziale adrenalinico ed economico del rock. A distanza di qualche anno, in un paesino della California viene aperto il Sound City, studio di registrazione spartano, ma accogliente e soprattutto fin da subito rinomato: verranno a incidere qui Neil Young, i Fleetwood Mac, Tom Petty e poi ancora i Metallica, i Red Hot Chili Peppers e i Nirvana di Nevermind, il disco che sdoganò il rock 'alternativo' e cambiò per sempre la storia della musica.
Uno studio di registrazione leggendario, il Sound city, attivo dal 1969 fino alla metà del 2011, quando, chiudendo i battenti, la sua consolle viene comprata da Dave Grohl. Per chi non lo sapesse: leader dei Foo fighters, ma anche (o soprattutto?) ex batterista dei Nirvana, che in questo luogo e con questi strumenti diedero alla luce Nevermind, il disco-capolavoro ritenuto fra i più influenti della storia del rock. Grohl viene però preso da un accesso di nostalgia e decide così di ripercorrere con un documentario la storia del Sound city; si mette in gioco in prima persona, raccontando la sua esperienza, ma lascia soprattutto spazio a chi lì dentro ha registrato e vissuto, dai tecnici ai musicisti insomma. In quest'ultima categoria, presenti all'appello della macchina da presa di Grohl, compaiono fra gli altri Frank Black, Rick Springfield, Tom Petty, Tim Commerford (Rage against the machine), Trent Reznor, Jim Keltner, Neil Young, Lars Ulrich: un cast di tutto rispetto, per narrare aneddoti e leggende di una istituzione del rock americano. Negli anni '90, infatti, a seguito del successo di Nevermind, il Sound city divenne richiestissimo; cosa che non gli ha comunque impedito di andare lentamente verso il declino nel corso dei due successivi decenni, complici le nuove tecnologie e la strenua volontà, da parte dello studio, di continuare a lavorare nel modo più naturale, diretto e... analogico possibile. Come chiudere questa gloriosa cavalcata, quindi, senza una lacrimuccia? Grohl sceglie di andare leggermente fuori tema, includendo nel finale il racconto di una jam tenutasi nei suoi studi privati; il filo conduttore è proprio quella mitica consolle (chiamata Neve 8078) 'recuperata' dal musicista (e qui regista al debutto). Cos'ha di particolare questa jam? Semplicemente i suoi componenti: Grohl alla batteria, Krist Novoselic al basso, Pat Smear alla chitarra, Butch Vig dietro al mixer (e fin qui sono sostanzialmente i Nirvana senza Kurt Cobain) e, signore e signori, Paul McCartney chitarra e voce. A quel punto si permette anche la piccola divagazione fuori tema. Dopo aver diretto questo interessante lavoro, Grohl si dedicherà a un'opera documentaria addirittura monumentale, che accoppierà all'uscita del suo futuro album con i Foo fighters: Sonic Highway, titolo sia del disco - otto nuovi brani - che del documentario, otto ore di storia del rock made in USA. 6,5/10.
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