Regia di Ben Stiller vedi scheda film
Walter Mitty, addetto all’archivio foto della rivista Life, non riesce a trovare il negativo prescelto per l’ultimo numero della rivista (i giovani, insensibili e rampanti nuovi proprietari vogliono chiuderne la redazione, riducendolo ad una rivista on line). Walter dovrà forzare se stesso per andare a recuperare lo scatto numero 25 alla fonte, uscendo dal suo mondo fatto di sogni ad occhi aperti, e vivendo finalmente e per davvero.
Un film originale, sul quale ha un grande impatto la personalità istrionica (e bipolare) di Ben Stiller, che non realizzava un film così ispirato dai tempi di “Zoolander”. Tratto dal romanzo breve di James Thurber, “I sogni segreti di Walter Mitty” è un piccolo gioiello dal grande budget e dagli impegnativi effetti speciali, ma di cui rimangono la profondità della caratterizzazione del protagonista e l’interessante modo in cui viene gestito il parallelismo tra mondo interiore (i sogni ad occhi aperti) e mondo sociale (la volontà di riprendersi la vita, tramutando i sogni in realtà). Interessantissima l’idea di disseminare indizi tramite foto, realizzando così un cortocircuito tra realtà e fantasia, tra prima e dopo, tra sogni e realtà.
Il registro narrativo varia tantissimo, passando da scene alla Jim Carrey in “Una settimana da Dio” (Mitty che salva un cagnetto dall’esplosione di un palazzo e mentre sale le scale realizza una protesi per lo sfortunato animale che ha una zampa amputata) ad una profondità drammatica tipica di un melodramma di Raffaello Matarazzo (Mitty che abbandona sulle scale il regalo per il piccolo Richard, immaginando la sua donna si sia rifatta una vita). In entrambe Stiller se la cava benissimo e gli attori, i famosi sono un’intramontabile Shirley MacLaine e Sean Penn, gli ruotano benissimo intorno, lasciando all’autore newyorchese il giusto spazio per realizzare un film tarato sul protagonista.
Al di là dell’apprezzabile confezione estetica, rappresentata soprattutto dalle ottime luci, il film palesa una non trascurabile matrice sociologica e psicologica: rappresenta una profonda riflessione sul tempo, sul progresso e sui passaggi (dall’analogico al digitale, dall’artigianale al meccanizzato), di fronte ai quali i rapporti umani ed il sentimento personale rappresentano le variabili imprescindibili e principali.
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