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Joe

Regia di David Gordon Green vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Joe

di obyone
6 stelle

 

Nicolas Cage

Joe (2013): Nicolas Cage

 

Il postulato è inattaccabile. Nicolas Cage raschia il barile da almeno venti anni. Parlo di qualità dei progetti e non certo di quantità perché su questa non c'è nulla da dire. Rimane pur sempre uno dei divi più attivi di Hollywood. Escludendo i lungometraggi animati ai quali ha prestato la voce, i film, a cui ha prestato, invece, la faccia, hanno medie voto imbarazzanti in tutti i principali aggregatori di cinema. Spese dissolute e sprechi di ogni genere l'hanno mandato sul lastrico. È arcinoto. Braccato dal fisco e dai creditori, una volta vendute ville e altre inutili memorabilia Nicola Coppola si è tappato le orecchie, otturato il naso e chiusi gli occhi accettando tutto quello che passava il convento con risultati artistici discutibili. Nel curriculum di Cage, a partire dal 2000, si nota che le sufficienze sono in rapporto di una a tre. Poca roba.

 

Nicolas Cage

Joe (2013): Nicolas Cage

 

Tra i pochi 6 ricevuti un barlume di luce emana da "Joe" del regista David Gordon Green. Intendiamoci, nemmeno questo passa per capolavoro ma comparato agli ultimi 50 film dell'attore lo può sembrare a tutti gli effetti. Anzi quello che funziona meglio è proprio Cage che si cala bene nel ruolo maledetto, dolente e malinconico del protagonista, tale Joe, ex galeotto che vive in una casa di legno in qualche postaccio nell'America tribale uccidendo alberi su commissione perché solo gli alberi morti possono essere abbattuti. Per fare torto alla natura si avvale della manovalanza economica di uomini di colore con un elevato indice alcolico e un bassissimo indice di istruzione. Lo stesso Joe, che non brilla certo per cultura, sembra un laureato di Harvard al cospetto dei suoi dipendenti che pagati una volta alla settimana, rigorosamente in contanti, e rispediti al pub a scolarsi il guadagno. Se, di primo acchito, Joe sembra passarsela così così figuriamoci il quindicenne Gary (Tye Sheridan) ammaliato dal temperamento di Joe e finito alle sue dipendenze. Gary ha bisogno di un'occupazione per mandare avanti la famiglia con la quale è appena arrivato in quel buco del culo del mondo. Il padre è una larva ubriaca, la madre è un livido, la sorella è trincerata nel suo mutismo. Insieme occupano abusivamente una casa di legno fatiscente e nessuno pensa a portare a casa la pagnotta, tranne lui che dovrebbe, come tutti i coetanei, studiare e guardare le gonne delle ragazze. Invece tra i boschi regna l'anarchia, la gente è priva di ogni comfort ma piena di rivoltelle e fucili. I cani vengono aizzati su chiunque si avvicini al recinto e le donne fanno le puttane in un bordello "autorizzato" senza che possano avere aspirazioni diverse da un pompino. In tutto ciò la polizia fa quel che può perché le cose non vadano peggio. Del resto anche gli agenti più scafati sembrano essere passati dal penitenziario in questo far west senza speranza colmo di ebbrezza e violenza. 

La mancanza di speranza è proprio il limite di questo film in cui si narra del rapporto di amicizia tra uomini di generazioni diverse. Confesso che la visione mi ha ricordato l'incomparabile "Gran Torino" del quale non ha nemmeno quel briciolo di ironia che serve a indorare l'amara pillola di un finale ineluttabile già scritto nella prima pagina del copione. In questo clima cupo la fotografia di Tim Orr ha un ruolo preponderante. Fin troppo, tanto da risultare invadente con i suoi toni lugubri che ammantano completamente di nero ogni singola scena girata in interni. Se questo uso degli scuri risparmia la tragica visione della violenza "mostrando", invece, la cupezza dell'animo è altrettanto vero che lo schermo appiattito dalla monocromia finisce per infastidire l'occhio e l'umore.

 

Tye Sheridan, Gary Poulter

Joe (2013): Tye Sheridan, Gary Poulter

 

David Gordon Green ha dedicato il suo film, tra gli altri, a Gary Poulter che interpreta il rammollito padre del ragazzo. Il regista lo arruolò dalla strada. Benché abbia interpretato un personaggio molto simile all'homeless che era in vita Poulter ha dato vita ad una interpretazione intensa, l'ultima e l'unica della carriera. Fu trovato morto sulla stessa strada che gli aveva fatto da casa, poco prima dell'uscita in sala del film. Lo immagino senza vita, accanto ad una bottiglia vuota, due cartoni per coperta e i vestiti sudici, come il barbone ammazzato sotto l'albero dal suo personaggio. Ironia triste e beffarda della sorte.

In questa pattumiera americana piena di puttane, cani rabbiosi, cacciatori di frodo, veleni, alcool, sigarette e revolver la materia umana difficilmente si può reciclare. Ne sembra convinto David Gordon Green che lascia tuttavia uno spiraglio in tanta distruzione nel fusto di tanti giovani alberelli pronti per essere mesi a dimora e crescere sani. Incamerano le virtù della tenacia del giovane Gary che, dagli errori altrui e dalla bonaria amicizia di un uomo qualsiasi, ha imparato cos'è la vita e come affrontarla. Un significato forte che almeno in parte va a sminuire il prevaricante sentore di giustizia fai da te che sempre serpeggia in storie come questa.

 

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Tye Sheridan

Joe (2013): Tye Sheridan

 

 

 

 

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