Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
L'incipit è formidabile. Siamo in un gay bar, gli altoparlanti diffondono l'immortale "I feel love" di Donna Summer. Classici avventori che con fare ammiccante si guardano intorno a caccia di nuove prede. Ce n'è uno, bellino e biondino, che si beve il suo drink nell'angolino del bancone. Con marpionesca nonchalance un tizio gli si avvicina e gli bisbiglia quasi a sfiorargli l'orecchio "ciao". Ecco, è appena nata un'amicizia gay come tante. E non ricordo se allora (fine anni 70) lo spettro dell'AIDS avesse già fatto la sua comparsa. Il "timido" è Matt Damon, "la faina" è Scott Bakula. E intanto che i due si "annusano" Donna Summer continua ad ansimare la sua disco. Peccato solo una cosa: che questo incipit ricco di promesse (tipo un dramma alla "Cruising") si stèmperi quasi subito in quella che è una (per quanto movimentata) storia d'amore tra due uomini fondalmentamente soli e bisognosi di trovare riparo in un amore che li protegga e rassicuri. Una storia romantica? Per certi versi sì...ma qui devo fare il mio comin' out. No, non sulla mia omosessualità, decisamente no, anzi al contrario. Confesso che normalmente provo disagio nell'accostarmi a tematiche gay al cinema, infatti di solito evito....ma stavolta mi sono lasciato coinvolgere superando da subito qualunque imbarazzo. E dire che (seppur senza scene crude o realistiche) i momenti di intimità tra Douglas (LIberace) e Damon (Scott Thurson) sono piuttosto numerosi. Eppure il tutto è girato da Soderbergh con tale perizia che alla fine si vive la vicenda andando ben oltre i luoghi comuni e le macchiette. Per inciso, il film è stato sceneggiato da Richard LaGravenese basandosi rigorosamente sul libro scritto dallo stesso Thurson, cioè il compagno di Liberace. Un rapporto all'inizio idilliaco, quello tra due persone che paiono destinate ad incontrarsi e a compensarsi l'una con l'altra. Scott è giovane e carino, non esibizionista, con la vocazione a fare il modesto veterinario, reduce da un'infanzia complicata ma poi affidato alle amorevoli cure di una coppia di anziani che lo considerano come un figlio e accettano le sue "tendenze". Fino al giorno in cui Scott viene presentato all'esplosivo Liberace, un autentico super istrione, nato per esibirsi e fare spettacolo. Un uomo che dietro la facciata glam e tanto kitsch, nasconde paure e frustrazioni a go go. Ed è la somma delle sue cupe ossessioni che trascina una storia d'amore nella follìa devastante di una gelosia senza ritorno, sullo sfondo di una Los Angeles luccicante di false promesse, di bagliori fasulli e di eccessi infantili. La loro vicenda amorosa ci viene raccontata in modo mirabile da un Soderbergh in ottima forma che soprattutto può contare su interpreti in stato di grazia. E non parlo solo delle due star. Come accade nei migliori film americani, è bello infatti riconoscere volti di caratteristi di provata esperienza, tipo il già citato Scott Bakula. Da segnalare il glorioso Dan Aykroyd, Rob Lowe, ma soprattutto una magnifica (e irriconoscibile) Debbie Reynolds (era tra i protagonisti di "Cantando sotto la pioggia" assieme a Gene Kelly, non so se mi spiego!!). Tutti attori straordinari, ma che sono nulla rispetto alle due gigantesche performance della coppia di protagonisti. Matt Damon è strepitoso nel suo ruolo di persona modesta e ragionevole quanto fragile che, quando sbatte il muso contro qualcosa che aveva immaginato diverso, s'incupisce e si carica di rabbia cercando sbocchi in dipendenze chimiche. Quanto a Michael Douglas, è talmente (istrionicamente) magico che una candidatura all'oscar è perfino ovvia. Una delle performance più incredibili che Hollywood abbia mai prodotto. Un'attenzione maniacale alle sfumature, una cura clamorosa dei movimenti del viso, degli occhi, e di tutto il corpo, fanno di questa interpretazione una prova gigantesca. Voto: 9/10
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta