Regia di David Mamet vedi scheda film
illuminato da luci strane, ravvivato da interpretazioni eccellenti e dall'istrionismo contenuto di al pacino, questa drammatizzazione non basata sui fatti reali accaduti al produttore phil spector affascina e intriga tenendo per mano lo spettatore in un viaggio breve e non coclusivo in un mondo teatrale che mescola di continuo le carte del reale e della finzione. improntata su ciò che è successo e ciò che potrebbe invece essere successo, sulla condanna al carcere e sulla frase riportata dall'autista "i think i killed someone" che però potrebbe anche essere fraintesa, david mamet crea un gioco di specchi e di rimandi d'immagini che potrebbero essere tutto meno che quello che si crede. la stessa avvocatessa interpretata da una sempre valida helen mirren, inizia col definirlo colpevole per poi invece assolverlo con qualche ragionevole dubbio. le scene ambientate in tribunale sono poche,ma si cerca di capire comunque cosa è successo. è importante saperlo o almeno lo sarebbe. le musiche del wall of sound accompagnano la pellicola come un che di fantasmatico. il castello sembra solamente un'immagine dietro cui comunque si cela il declino di un grande che inevitabilmente invecchia e diventa un parossismo. spector è spector, ma non lo è più. è solo un'esagerazione di sè priva di altro. che cela una disperazione. il film è una produzione hbo. ho tentato di seguirlo in originale, ma è troppo parlato e rischiavo di perdermi oltre a certi concetti anche il lavoro espressivo degli attori. mi è piaciuto perchè è un'insistita ricerca su di un mito della cultura americana, che utilizza la libertà della finzione per darne un senso. i suoi scatti d'ira. la magione-museo-casa-degli-orrori. le armi, l'odiata moglie, la morte della donna in casa sua. le prove. i vestiti e le parrucche poco modeste. un mito che sta degenerando in prigione accusato di omicidio.
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