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Amer

Regia di Hélène Cattet, Bruno Forzani vedi scheda film

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La recensione su Amer

di Houssy
8 stelle

Amer, dal francese, amaro. Difficile catalogare e descrivere questo gioiellino d’oltralpe senza svelarne l’anima, ma un tentativo lo si può comunque fare. Profondamente evocativo e terrificante, Amer prende vita dalla necessità di riappropriarsi della paura. Diviso in tre parti ben distinte, ma complementari, il film si dipana attraverso la vita e le sensazioni provate da Ana, prima bambina, poi adolescente ed infine donna. Pervaso da una profonda sensualità e da una rappresentazione del terrore arcaica, infantile, primordiale eppure efficacissima, il film, che affonda le proprie radici in due dei capolavori di Dario Argento, (Profondo Rosso e Suspiria) cattura fin dai titoli di testa, per portarci verso oscuri ed inospitali territori, abitati delle terribili ed impietose visioni generate dalla nostra mente. Costruendo il proprio impianto narrativo sul silenzio della parola e sull’assordante cacofonia dei rumori che invadono la vita della protagonista, Amer costruisce un ponte di congiunzione tra un passato fatto di paure svelate a poco a poco, dominate da sensazioni, buchi della serratura, colori cangianti e curiosità infantile, per traghettarci verso un futuro di incomunicabile incertezza. Fatta di particolari e primi piani ravvicinatissimi, capace di suscitare vero e proprio terrore (soprattutto nella prima parte) e determinata a far deflagrare la carne umana e con lei le nostre difese più intime, nell’insopportabile sequenza che ne precede la conclusione, la pellicola resta un’esperienza al tempo stesso eterea e carnale. Dominata in eguale ed insistita misura da Eros e Thanatos, Amer è in grado di trovare una quadratura del cerchio, una luce di abbagliante oscurità, una buia e cangiante nitidezza, solo nell’amaro finale, canto del cigno di un cinema che ormai non esiste più. Riappropriandosi e riappropriandoci delle fondamenta stesse del nostro essere, Amer ci restituisce il nostro passato e con lui tutto l’orrore che, ci piaccia o no, da sempre regna sovrano sulla crescita, i ricordi, la vita e la morte.

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