Regia di Rob Minkoff vedi scheda film
Mr. Peabody è un genio, miliardario, filantropo. E, incidentalmente, un cane. Ciò non gli impedisce di adottare un bambino, col quale ha in comune le grosse lenti da vista e il destino dell’emarginato (provare per credere, a essere un beagle con la passione per la scienza e il gusto del sarcasmo). Raccolto in un vicolo durante una giornata uggiosa, il piccolo Sherman cresce sotto la campana di vetro - e nella macchina del tempo: affettuosamente apostrofata “torna-indietro” - del padre, finché non va a scuola e in un raptus di umana rabbia morde la compagna di classe mean girl. Gli aveva dato del cane, perché i bambini sono cattivi, invidiosi, ma soprattutto curiosi: si pongono domande plausibili - tipo: perché il mio vicino di banco è stato affidato a un quadrupede letterato? - ma superate dai fatti. Da un segmento della serie animata Sixties The Rocky and Bullwinkle Show e dal regista di Il re leone, la nuova creatura DreamWorks cammina sulle proprie gambe narrativamente esili ma ancora agili al salto dell’incredulità: solletica il volubile appetito di conoscenza infantile tramite ariose incursioni rinascimentali e azzardate occhiatine nella reggia di Versailles, e placa pure la fame di humour over 12 grazie all’irresistibile indole canina. Ansioso come un padre normale, infallibile come un genitore indesiderabile, Mr. Peabody è il valore aggiunto. Personaggio caustico & tenero, senza padrone e senza target specifico: farà desiderare a piccoli e grandi di avere (o essere) un cane.
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