Regia di Pedro Aguilera vedi scheda film
Diario intenso e asciutto di una crisi, trattenuto, intimo e proprio per questo ancor più fortemente drammatico ed inquietante. Le vicende umane intrise di rassegnazione di una giovane donna, sola con due figli minorenni, che vede la propria attività commerciale (un salone di bellezza), in forte crisi e caratterizzata da lunghe giornate senza un cliente, scivolarle lentamente di mano per finire in pasto agli ufficiali giudiziari che la spingono a fuggire, almeno con la mente, in mondi meno aggressivi e più rassicuranti.
La rassegnazione è come accennato l’arma di difesa della donna, che si chiude in un mutismo ed in una apatia combattuta (o favorita) dall’assunzione sempre più massiccia di farmaci di vario tipo.
Le giornate trascorrono tutte uguali nella desolante solitudine che porta la donna quasi in apnea, uno stato fisico e mentale che è probabilmente una difesa istintiva verso difficoltà più grandi di lei a cui non sa dare soluzione. Un silenzio ed una inerzia rotti solo in modo effimero dalla vitalità legata alle serate vissute in famiglia con i due figli e da qualche sporadica gita fuori porta. (Piuttosto metaforico e pertinente a questo proposito risulta il percorso duro e scivoloso in salita, intrapreso dai tre per guadagnare la sommità sabbiosa della montagna che sovrasta una splendida pineta alla base della quale sorge la vetta).
Pedro Aguilera mi sorprende con un capolavoro di asciuttezza e trattenimento, scarno ed essenziale di dialoghi (buon per me che non conosco lo spagnolo, ma posso solo cercare di intuirlo, non essendo riuscito a recuperare il film in altro modo se non in lingua originale senza sottotitoli); diario efficacissimo di una resa che evita fino all’inverosimile esplosioni esteriori, esternazione o platealità di sentimenti per concentrarsi sull’intima ispezione delle sensazioni di una donna che decide di fermarsi, di bloccarsi ed estraniarsi da questo schifo di vita grigia, colma solo di preoccupazioni ed incombenze.
In contrapposizione a questo suo rassegnato atteggiamento, tipico di un esaurimento senza possibilità di scampo, ecco che in modo imprevisto matura prima nella figlia maggiore (comunque non più che quindicenne ritengo) e poi pure nel maschietto, dall’indole più spensierata vista l’età (sei anni circa), un senso di responsabilizzazione da intendersi come atto dovuto o meglio inevitabilmente necessario per la sopravvivenza di quel microcosmo, di quel nucleo familiare allo sbando: un’ inversione di tendenza, un orgoglioso desiderio di prendere le redini del cavallo imbizzarrito in corsa verso il burrone, e che si manifesta innanzi tutto con il riordino dell’appartamento di famiglia, devastato da giorni e giorni di “governo vacante o dimissionario”.
Certo poi le intenzioni si piegano alle impossibilità di atti ed azioni che, nonostante l’impegno e la buona volontà, non possono non tenere conto dell’inesperienza e dell’inadeguatezza dei soggetti, minori dotati di un certo senso pratico che nasce dall'esigenza, oltre che da pur ottime lodevoli iniziative.
Un bizzarro ed imprudente percorso in macchina con l’inevitabile urto frontale (per fortuna tutto sommato leggero) contro un muro frenano ogni più lodevole impulso a reagire da parte della giovane figlia: una brusca sferzata che dopo lo stordimento iniziale genera tra i due bambini praticamente illesi una risata irrefrenabile: una sferzata di irresponsabile euforia per il bimbo, la cui tenera età ben si dispone verso ogni appiglio che giustifichi lo svago, una risata amara intrisa del sangue che fuoriesce dalla bocca invece per la ragazza, che rende ancora più inquetante la sua maschera, trasformandola quasi in un ghigno perfido, che esprime in modo visivamente sinistro ma efficace l’idea del futuro tutto il salita che la giovane dovrà affrontare, da sorella ma anche da madre e capofamiglia. Un’opera eccezionale datata 2007, agli albori di una crisi che oggi è divenuta insostenibile e pare non aver mai fine, e rende ancor più pertinente e realistiche certe situazioni drammatiche e sconcertanti, oggi purtroppo sempre più tragicamente all’ordine del giorno.
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