Regia di Spike Jonze vedi scheda film
Un film di forte impatto filosofico, decisamente più interessante sull'aspetto umano che su quello teoricamente "tecnologico".
Theodore è un uomo modesto, uno di quelli che confonderesti e non sapresti distinguere all'interno di un gruppo di persone, uno tra tanti, anonimo e incapace di spiccare. Il suo lavoro stesso lo porta a nascondersi dietro altre esistenze, visto che si guadagna da vivere scrivendo lettere per gli altri.
L'esistenza di Theodore è in una fase complessa, l'essersi lasciato di recente con la moglie (e a lungo non ha il coraggio e la forza di firmare le carte per il divorzio), con cui in sostanza ha condiviso la propria intera esistenza fin da piccolo, lo ha portato in una spirale di solitudine. Le poche amicizie rimastegli provano a trovargli una possibile nuova compagna (vedi l'appuntamento al buio con nientemeno che Olivia Wilde), ma Theodore mostra un lato comune a tanti esseri umani, il bisogno di attaccamento che lo rende fragile.
Lei è soprattutto questo. E' un dramma che fotografa lo stato di solitudine che può colpire tanti essere umani (indistintamente dal sesso, dalla condizione sociale e da ogni cosa), una nostra fragilità psicologica che porta il protagonista a proiettare tutto sé stesso, emozioni e sensazioni, felicità e frustrazioni, passione e sentimento, in qualcosa di astratto: il bisogno di Theodore di attaccarsi a qualcosa è talmente grande che il suo alter ego diventa un computer, un sistema operativo impostato con la voce femminile (in lingua originale quella sensualissima di Scarlett Johansson, che peraltro in una breve scena canta anche ricordandoci come non sia malaccio neppure come cantante, come se le necessitassero altre doti naturali). L'alter ego di Theodore non esiste realmente e fisicamente, ma il bisogno che ha la fragilità umana a sentirsi unito a qualcosa lo porta a creare un legame irrealizzabile.
E' questo il forte impatto di Lei, un film dalla fortissima valenza filosofica e comportamentale, che vuole essere un ritratto dell'aspetto umano molto più che di quello teoricamente "tecnologico". Un film che ha una notevole forza di fondo, capace di far riflettere sulla nostra condizione.
Forse il minutaggio è eccessivo e in tal senso probabilmente l'Oscar come migliore sceneggiatura è esagerato, perché a un certo punto si nota una certa ripetitività, ma resta un film in generale molto forte che merita la visione.
Come sempre grandissimo Joaquin Phoenix, probabilmente l'attore di questa generazione capace di essere più duttile, di saper adattare sé stesso (anche visivamente) e lo stile di recitazione a seconda del copione: può essere gigionesco (ma anche lì con una forte fragilità) e esagerato come in Joker e allo stesso tempo rendersi standard e anonimo all'interno del mondo che lo circonda come in Lei, stimmate di un attore davvero strepitoso.
Bel film.
Voto: 8,5
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