Regia di Spike Jonze vedi scheda film
Armonioso ed affascinante, il mondo futurista rappresentato da Spike Jonze funge anche da monito per la tecnologia che verrà.
In un futuro non troppo lontano, nella moderna e stranamente tranquilla Los Angeles, muove i propri passi Theodore, introverso (e baffuto) ultra-trentenne che trascrive lettere per conto di terzi, nuova frontiera professionale con la quale, attraverso un sofisticato software, è possibile scrivere in corsivo come si faceva una volta.
Riluttante a firmare il divorzio dalla moglie Catherine, di cui è ancora innamorato, Theodore riesce a trovare piacere soltanto con i videogames o in ufficio; un quasi socio-patico che cerca il contatto con l'altro sesso in modi anti-convenzionali, come chiamare -ad esempio- una chat erotica.
In un'epoca nella quale la tecnologia ha ormai preso silenziosamente il sopravvento, pur non apparendo invasiva, una multinazionale crea un rivoluzionario sistema operativo, chiamato OS1, capace di interagire con l'utente attraverso un'interfaccia vocale iper-realistica; in possesso di una sorta di coscienza emancipata, l' OS1 è soggetto, piuttosto che ad upgrade, ad una vera e propria evoluzione.
Samantha, questo il nome scelto una volta stabilito il sesso, proverà sin da subito ad instaurare un rapporto molto intimo con il protagonista della storia, in un crescendo rapido che -molto presto- sfocerà in un vero e proprio amplesso.
Theodore pare aver trovato la parte mancante della sua esistenza, ma molto più di una valida alternativa allo svago tecnologico per eccellenza, quei videogames casalinghi sempre più impegnativi ed alienanti.
L'amicizia tra Theodore e Samantha si tramuta in vero e proprio innamoramento, una "storia" che, prima del previsto, avrà un esito inaspettato, allorquando quest'ultima si renderà conto di essere capace di cambiare le proprie scelte di vita, pronta per un ulteriore salto evolutivo.
Her (USA, 2013) è un'opera di elevato spessore qualitativo che si colloca in una fascia di primissimo livello. Interpretato magistralmente da Joaquin Phoenix, sempre più convincente in ruoli fuori dagli schemi, la pellicola del geniale Spike Jonze risulta essere un' attenta riflessione sui tempi che stiamo vivendo, anche in prospettiva futura, nel solco di una società sempre più chiusa in se stessa con individui facilmente propensi a preferire i software ai propri simili.
In questa Los Angeles tutto sommato vivibile (simile alla Tokyo di Lost in translation) fa un certo effetto scorgere uomini solitari passeggiare per strada mentre parlano con una specie di smartphone retro-futurista che consente l'interazione con OS1, venduto in tutto il mondo e, dunque, nella disponibilità di gran parte dei cittadini.
Ma a differenza dell'amore monogamo di cui gli umani ancora sono capaci, questo nuovo software è dotato di un "amore" che corre sulla flat, si connette al processore e riempie tutto lo spazio dell' HD, capace di amare 600 persone nel medesimo istante ed interagire con 8000 allo stesso momento...
Lei è una pellicola nella quale sia i campi lunghi che quelli lunghissimi ci regalano viste mozzafiato, grandi riprese aeree e sequenze al tramonto mozzafiato; e ci sono anche diversi primissimi piani nei quali Phoenix (davvero al top) trasmette in pieno l'anima del suo surreale personaggio.
Il resto lo fanno gli attori di supporto (bravissima la Adams nei panni dell'omonima Amy) e i bellissimi arredi d'interno dallo stile asciutto e vintage, come dimostrano i monitor dei computer che non sembrano affatto provenire dal futuro.
Ha pensato davvero a tutto il regista di Essere John Malkovich, un cineasta folle, fissato con gli esercizi della mente e le sue debolezze, delle fragilità degli umani che hanno ancora la forza di innamorarsi, di perdonare, di chiedere il perdono. Ma non solo: Jonze (anche sceneggiatore e autore del soggetto) ci racconta anche di una tecnologia che se ben utilizzata sa essere amica, aprendo varchi inattesi e spingendo alle giuste decisioni, pur con l'inquietudine della sua potenza illimitata.
Quest'opera, grazie alle sue atmosfere, al registro fotografico scelto e alla qualità attoriale è, a mio avviso, una delle più belle degli ultimi tempi; unico difetto: dura un quarto d'ora di troppo.
Voto: 9
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