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Lei

Regia di Spike Jonze vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su Lei

di Enrique
4 stelle

In un futuro prossimo (s)venturo, dove (frecciatina) non esistono problemi diversi dalle questioni di cuore ed i turbamenti emotivi (ma ove altresì - apprezzamento - vige una disarmante crisi comunicativa inversamente proporzionale a quella imprenditoriale, per cui esistono lavori come quello del protagonista), lo sviluppo tecnologico ha raggiunto livelli tanto elevati di compenetrazione dell’habitat umano da fare concorrenza agli umani nella sfida quotidiana dell’appagamento dei sensi e della realizzazione di sé.

Joaquin Phoenix

Lei (2013): Joaquin Phoenix

 

Lo sapevo che non era un ottima idea quella di approcciarmi alla visione di questo film; per via del genere (sentimentale spinto, ma purtroppo - come avrei scoperto solo in seguito - spinto forte) e per via dell’autore, dallo stile e dalla scritture mai entrati nelle mie corde.

Eppure la curiosità ha prevalso, anche perchè volevo sincerarmi che davvero la Ramazzotti avesse disonorato il difficile compito affidatole (come tanti hanno sentenziato anche in questa Community).

 

…Come volevasi dimostrare.

Il fatto è che mi aspettavo tutt’altro; certamente un film che sviluppasse un romanticismo singolare, sui generis…

Loquace, ma non verboso

dolce, ma non iperglicemico

rasserenante, ma non costruito su sorrisi stucchevoli e(rgo) sgradevoli;

disposto alla complicità, ma moolto meno carico di sessualità (sì; “sessualità”, non sensualità);

straniante, ma non così illogico da sconfinare nel grottesco (come nella scena in cui la non meglio titolata Isabella dà corpo alle fantasie della sua mandante);

ricco di sfumature (tutte presenti, lo ammetto), ma non quelle che avrei gradito sperimentare io, ove avessi avuto in sorte la vita del protagonista…

Joaquin Phoenix

Lei (2013): Joaquin Phoenix

 

E poi finisce, invero, per stupire anche; non è chi non veda come i contenuti concettuali proposti si prestino a riflessioni dalle potenzialità immense (come lo iato che demarca irrimediabilmente la distanza siderale fra i limiti – fisici ma, soprattutto, ideali - dell’uomo e quelli dell’IA); talune congetture del cuore, poi, spiazzano a tal punto che quasi tolgono il fiato. Talune giuro di farle mie (“il cuore non è una scatola che viene riempita, aumenta di volume ad ogni nuovo amore”); talaltre (“Io dico che chiunque si innamori è un disperato. Innamorarsi è una pazzia. È come se fosse una forma di follia socialmente accettabile”) lo sono sempre state, (dapprima in)consciamente.

 

Il finale ricompone la frammentarietà dello stato d’animo quotidiano; ma, oramai, certi equilibri sono andati perduti.

E non sto parlando di quelli del protagonista.

 

2 Stelle, per tutto ciò che c’è di buono nel film (il che, al di là delle apparenze di queste poche riche, non è, a ben vedere, pochissimo).

 

P.S. Per la cronaca; sulla base di quanto riferito più sopra - e fermo restando che non rivedrò di certo il film in originale per meglio giudicare il doppiaggio della protagonista - non è certo a quest’ultimo che possono essere imputati i limiti del film.

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