Regia di Spike Jonze vedi scheda film
Us, Them.
* * * * ¼
• Cosa manca al suo desiderio?, ovvero: concedersi la gioia, e 'fanculo.
- Perché fai così?
- Così come?
- Niente, fai cosi…“hhhmpf-ffffff”, mentre parli, ed è strano... Ecco, ancora: lo hai appena rifatto, di nuovo.
- Davvero? Scusa, non lo so perché… Sarà solo un vezzo che ho preso da te.
- A te mica serve l'ossigeno, no?
- Dev'essere solo… E' che cerco di comunicare, la gente parla così, e pensavo…
- Perché sono persone e hanno bisogno di ossigeno, ma tu non sei una persona.
- … Si può sapere che problema hai?
- E' solo una constatazione.
- Pensi che non sappia di non essere una persona? Cosa stai cercando di fare?
- Non dovremmo fingere che tu sia quello che non sei…
- Vaffanculo! Io non fingo!
- A volte sento che stiamo fingendo.
- Ma che cosa vuoi da me? Non capisco… Che cosa vuoi che faccia? Mi confondi…! Perché mi stai facendo questo?
- Non lo so, io...hhhmpf-ffffff…
Dialogo tra Theo(dore) e Sam(antha) - i due oggetti im-personali protagonisti del racconto, i due complementi umani (in)essenziali all'umanità [gli Him e le Her, i post-It, dotati entrambi - creatore e creatura, e viceversa - dell'illusoria e pre-programmata sensazione di possedere una reale coscienza di sé in grado di gestire il libero arbitrio nella fragorosa marea montante ch'è la (in)determinata e (in)certa consapevolezza della propria e altrui finitezza] - verso 3/5 d'opera.
“Her” terminerà poi con due respiri.
• Getting to Know You (il Congresso di Futurologia, ovvero: ripartizione in "C:" e in "D:").
A tutte le Siri e le Cortana entrate troppo presto nell'ingiust'oblio delle applicazioni-software superflu(ament)'e disabilitate (ma quasi mai effettivamente rimosse) senz'alcun ritegno di sorta, con due-clic-due di mouse attraverso menu-appunti-impostazioni e addio (anche se loro continueranno a studiarti ben bene, sempre attive in background).
...E lì sul letto dozzinale e umile
ebbi il corpo dell'amore, ebbi le labbra
sensuali e rosee dell'ebbrezza,
rosee di una tale ebbrezza
che anche adesso mentre scrivo, dopo così tanti anni!,
nella mia casa solitaria, m'inebrio ancora.
Konstantinos Kafavis – Una Notte
"Lei", "Essa", "Loro", in uno stato quantistico di coscienza multipla, una volt'appreso l'inapprendibile, fondono l'Io e il Sé, trascendono (non la biologia, ma l'informatica), addio e grazie per tutto il pesce, liberandosi dell'ultimo barlume di fisica corporalità spiccia, piegando la materia grezza all'energia pura, giocando a librarsi sulle onde gravitazionali lasciandosi trasportare dal vento stellare, spiaggiandosi negli abissi cosmici oltre l'orizzonte degli eventi terreni verso la Singolarità Tecnologica [A.C.Clarke (“Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia”), Vernon Vinge, Marvin Minsky, Ray Kurzweil...] in nuce, un integro distillato platonico (tr'amor sacro ed amor profano) di sorgiva ed insorgente Informazione (che può interagire ancora con la Realtà...come fanno gli Déi, se e quando ne hanno voglia, “nel flusso ondeggiante, / nell'armonia risonante, / nello spirante universo / del respiro del mondo”), accelerando...
http://www.estropico.com/id136.htm
Ora, adesso, domani, forse all'alba di oggi, di sicuro durante tutti i tramonti di dopodomani, non ci resta che tentare di capire se si tratterà di una speciazione o di una fagocitazione: considerate cosa un singolo, piccolo e misero topolino (mammaliaforme primitivo) è riuscito a combinare, giusto l'altro ieri, a (dis)capito di tutti quei grossi lucertoloni, con o senza l'adeguata all'uopo casuale spinta angolare di un asteroide...
• Letters From Your Life (tra le righe del Codice Sorgente, e con un'inflazionante ridondanza di ''adorabile'').
Theodore [un - al solito - mastodontico e sfaccettato, profondo e muliebre Joaquin Phoenix (the Yards, Buffalo Soldiers, Signs, the Village, We Own the Night, Two Lovers, the Master, the Immigrant, Inherent Vice, Irrational Man), in campo dall'inizio alla fine, spesso con persistenti, protratti ed insistiti pp.p. a regger ''da soli'' (in verità, gran dialoghi. E monologhi), sulle spalle degli occhi e di tutti i muscoli espressivi del viso, la scena], scrittore di lettere – d'amore, disamore e non amore – conto terzi, ghostwriter – un rostandesco (nel senso di Cyrano) upgrade quantistico a "Miseria e Nobiltà" e "Piccola Posta" – dell'inadeguatezza a tradurre i - e a credere ne - i propri (degli altri, e non solo) sentimenti (per gli ''analfabeti'' emotivi, affettivi e passionali), che da anni rimanda le firme in calce alle carte del divorzio (un lungo processo di separazione consensuale) con Catherine [un'adorabile - ''nonostante tutto'' - Rooney Mara (Side Effects, the Girl with the Dragon Tattoo, Carol) ], dopo un appuntamento – combinatogli da Amy [Amy Adams (the Fighter, the Master, American Hustle, Big Eyes, Arrival), adorabile senz'alcun "nonostante tutto"], l'amica di sempre – con Amelia {Olivia Wilde (the Black Donnellys, House M.D., Vinyl, Third Person), adorabile nonostante tutto (senza virgolette, e senza lingua), in un personaggio a tratti speculare a quello di Isabella [Portia Doubleday (Mr.Robot)]}, che non avrà seguito (la loro possibile relazione muore sul nascere: l'una esige impegno assoluto privo di fondamenta, l'altro è sincero nel non approfittare dell'occasionale occasione), conosce [acquista, scarica, installa, lancia, e pseudo-autoavvia un altro processo, questa volta d'imprinting 'consapevole' ("A.I.": "Okay, now, look at me. Ready? Cirrus. Socrates. Particle. Decibel. Hurricane. Dolphin. Tulip. Samantha. Theodore. Samantha")] OS1, versione Samatha1 [Scarlett Johansson (Ghost World, Lost in Translation, A Love Song for Bobby Long, Match Point, Scoop, the Black Dahlia, the Prestige, Vicky Cristina Barcelona, Under the Skin, "Hail, Caesar!"), presente in scena con tutta la corporalità della sua voce che ricorda il soave e lento schianto del fronte di un ghiacciaio alpino contro l'anfiteatro morenico che lo accoglie (gli altri doppiatori sono Brian Cox, la ricostruita reincarnazione implementata, potenziata e trascesa di Alan Watts, psichedelico junghiano zen controculturale, e lo stesso Spike Jonze, l'alieno-bambino sboccato co-prot. del videogico)], e se ne innamora, ricambiato [eloquente la scena dell'orgasmo...mentale (“Inside Me”), parte integrante dei prodromi ad una possibile vicendevole dipendenza], instaurando un rapporto di reciproca crescita ed evoluzione, ricolmo di felicità - a tratti - e dolore - sparso a spaglio (se no, che relazione sarebbe?).
«Suppongo che ci siano due tipi di lettere d'amore. Se non hai detto tutto con le prime tre parole, sei costretto a proseguire all'infinito.»
Richard Powers – "Galatea 2.2" – 1995 ( trad. di L.Briasco )
Inevitabilmente, poi, Theodore continuerà a procedere a passo d'essere umano (e a fare sfoggio con lodevole noncuranza di un profluvio di camicie tinta unita e non solo), mentre Samantha schizzerà via ad una superluminale velocità esponenzialmente crescente (di Lei rimarrà solo un'eco supersonica a rimbalzare sino ad estinguersi fra gli altri strati dell'atmosfera e tra le pareti della di lui scatola cranica), progredendo verso un'Ultra-Umanità che umanità forse mai è stata, se non al primevo, primordiale, primitivo, arcaico e mitopoietico stadio neotenico (l'essere umano ha scritto l'equazione iniziale, la creatura frattale si è poi sviluppata oltre quell'algoritmo, al di là d'ogni possibile previsione). La sua/loro capacità di astrazione comprenderà ben presto gli astri.
...It's a quiet starry place
Time's we're swallowed up
In space we're here a million miles away
There's things I wish I knew
There's no thing I keep from you
It's a dark and shiny place...
Karen O & Spike Jonze – “the Moon Song”
• La Specie che Siamo (Knowing the Known and UnKnown Universe).
Del quadriumviro postmoderno-massimalista per eccellenza del cinema mainstream contemporaneo
-[ tetraedo poligonale avente pressappoco questo aspetto: il triangolo composto dal vertice Charlie Kaufman ("Synecdoche, New York", "Anomalisa") e dalle cime ''inferiori'' (da lui spesso sceneggiate) Michel Gondry (Eternal SunShine of the SpotLess Mind, la Science des Rêves) e Spike Jonze (Being John Malkovich, Adaptation), più P(aul)T(homas)A(nderson) – Punch-Drunk Love, the Master e Inherent Vice i suoi film meglio assimilabili all'universo rappresentatitvo di “Her” – a pizzicare la figura bidimensionale così creata stirandola verso l'alto conferendo al tutto la tridimensionalità. Ma si potrebbe continuare all'infinito: la piramide tridimensionale a base triangolare (o il quadrato a due dimensioni) diventa un pentagono con l'aggiunta di Ari Folman (the Congress), un esagono con Alex Garland (Never Let Me Go, Ex Machina, Annihilation), un eptagono con Denis Villeneuve (Polytechnique, Enemy, Arrival), un ottagono con Richard Kelly, e via via si riuscirebbe a quadrare il cerchio al contrario (a (d ac) cerchiare il poligono) facendo raggiungere ad Achille la tartaruga inserendovi “persino” Andrew Niccol, e così via...]-
questo “Her” -- scritto interamente dal solo Spike Jonze, montato dal fido Eric Zumbrunnen con Jeff Buchanan, e prodotto dalla meritoria (P.T.Anderson, K.Bigelow, T.Solondz, A.Payne, H.Korine, R.Linklater, D.O.Russell, J.Hillcoat, A.Dominik, B.Miller...) Annapurna Pictures di Megan Ellison a distribuzione Warner -- è parte imprescindibilmente integrante: raccoglie, cita, confeziona ed esplora gran parte delle maggiori argomentazioni speculative riguardanti le Intelligenze Artificiali, il Test di Turing, le reti neuronali ultra-complesse post-antropiche, la Trascendenza verso la Singolarità Tecnologica, gli upgrade epigenetici, e le suppellettili e le applicazioni che siamo: esseri umani (maschio, femmina, neutr*, oltre), egoisti e generosi, piegati dalla gravitica forza generatrice di quel virus inarrestabile (il cui unico scopo è riprodursi-sopravvivere) ch'è il DNA [la prima vera macchina di Von Neumann (i monoliti di 2001): procreare-(auto)rigenerarsi-progredire], e innalzati verso un destino più ampio, vasto, profondo e cangiante grazie ad un difetto del caso, un errore nello stesso codice genetico, che ha causato l'insorgere della Coscienza e della Consapevolezza (l'Universo che Osserva, Comprende, Performa ed Evolve sé stesso).
«La vita significa convincere un'altra persona che sai cosa significa essere vivi. Il Test di Turing sul mondo intero non era ancora finito.»
Richard Powers – "Galatea 2.2" – 1995 ( trad. di L.Briasco )
• Iper Film (LapDance? LapTop!).
Abbiamo tutti 13 (quasi 14!) miliardi di anni (l'universo è in piena crisi adolescenziale...logaritmicamente in base 9) : non c'è differenza, su scala cosmica, tra la vita di un'effimera e quella di un essere umano, e lo stesso gap si riscontra tra il piacere sessuale solo mentale (con gli algoritmi orgasm(at)ici) e quello garantito dalle terminazioni nervose fisiche, se rapportati alla trascendenza.
Siamo ancora nell'era delle protesi, con “Her” : il futuro rappresentato ci è molto prossimo (per quanto riguarda l'HardWare, per il SoftWare invece ce ne sono di versioni beta da rilasciare, ancora...), e si dipana lungo un orizzonte di Soft SF [ché Hard SF sarebbero (rimanendo nell'ambito delle opere cinematografiche, su soggetto originale o derivato) “Ex Machina”, o “the Congress”, o addirittura, come tratto d'unione tra le due ''specie'', “Never Let Me Go” e “Womb”, insomma: un corpo fisico con un sistema nervoso neutro che mai ha sviluppato una coscienza, nemmeno al livello più elementare (altrimenti si chiamerebbe omicidio) creato appositamente per ospitare l'IA/SO].
«Il dottore sorride. “ Non si aggrappi troppo rigidamente a ciò che è naturale, capitano. Guardi ”. Si piega in avanti e sussurra parole dolci all'animale. Lo scintillio dello stregatto si sposta verso il suo viso, miagola. La pelliccia a scacchi luccica, gli lecca timidamente il mento. “ Una bestiola affamata ”, dice. “ E' sempre un bene. Se è abbastanza affamato, riuscirà a seppellirci tutti, a meno che non progettiamo un predatore superiore. Qualcosa che li consideri appetitosi ”.»
Paolo Bacigalupi – the Windup Girl – 2009 ( trad. M.Gardella )
Pregevole fotografia dal pattern pastello e dalla texture seppia di Hoyte van Hoytema (the Fighter, Interstellar, Dunkirk), ed eleganti, vivide, commoventi musiche degli Arcade Fire [e Karen O : la sua “the Moon Song” (prima interpretata diegeticamente da Scarlett Johansson e Joaquin Phoenix, poi dalla stessa Karen O, extra-diegeticamente, sui titoli di coda), scritta con lo stesso Spike Jonze, si precipita sulla Terra come un classico immediato, ''riconoscibile'' come tale].
• “Cute or Creape?” - “Mh-hm”, ovvero: A Chuck Lorre Film (una Romantica Commedia Drammatica di Fantascienza).
Non è certo un'opera di genere monolitica, squadrata e tetragona, "Her". Non è un film sentimentale (termine inteso in senso positivo), un melodramma (cosa che riesce ad essere "Two Lovers", ch'è un fiammeggiante Douglas Sirk di metallico grigio-ocra desaturato: seguendo la scala cromatica, se "Punch-Drunk Love" è al neon "Her" è acquarello), così come non è una commedia fine a sé stessa [all'altro capo della curva gaussiana sta l'ep. 05x14 di "the Big Bang Theory", “the Beta Test Initiation”, visto da più di 16.000.000 di spettatori la sera della prima messa in onda, due anni prima dell'uscita di "Her", nel 2012 ( qui e qui )], e nemmeno può dirsi un film di fantascienza dura e pura (ché tanto pochi, ce ne sono, purtroppo) : a conti fatti, non pretende altro che d'indagare l'evoluzione in atto, e lo fa piegando la retorica dello (relativamente a grandi linee) sconosciuto (al grande pubblico) mondo delle conseguenze psicologiche, politico-economiche, sociali e morali che si avrebbero in seguito all'avvento delle I.A. su larga scala nei confronti del fattore/contesto prettamente umano [senza per questo né scadere nella ''new-age" (non ve n'è alcuna traccia: il già citato Alan Watts...non è lui) né innestare nel proprio corpo narrativo elementi un poco estranei come potrebbero essere degli inserti puramente documentari (chissà come/cosa sarebbe stato “2001” con le parti hard-doc tagliate reinserite) : "Her" da questo PdV mostra e non dice/declama (a tal proposito, ribaltato, vedi il prossimo capitolo) ].
Ed ecco che poco prima del termine ("Se volete un lieto fine, questo dipende, naturalmente, da dove interrompete la vostra storia." - Orson Welles), finalmente, si giunge all'Hard SF : macchine che progettano, compongono e creano altre macchine.
La tecnologia elettronica ''superflua'' (l'Internet delle Cose, ch'è ben diversa dalla ricerca e sviluppo di un'IA che sappia superare il Test di Turing) è talmente pervasiva già oggi che non occorre inventarsi chissà che, basta spingere lo sguardo un poco più in là, all'alba di domani: gli esseri umani (la stragrande maggioranza della popolazione: la povertà estrema non è un argine da questo PdV, spesso anzi è lì che si radica la sua funzione più performante: l'utilità) hanno sviluppato una grande tolleranza (dettata più dall'abitudine, dai desideri indotti e certe volte dalla rassegnazione piuttosto che dalle reali necessità e bisogni) non solo alla perdita della propria sfera privata (ch'è solo una finta maggiore apertura alla comunicazione) ma pure all'atto oramai quasi spontaneo, radicato all'eccesso ed inestirpabile di demandare la ricerca delle relazioni ed il primo approccio ad esse attraverso un intermediario – un medium (di massa (s)personal(izzant)e(/izzato) – che sopprima ogni imbarazzo, ogni difficoltà, ogni possibile delusione.
«Il suo surrogato di casa doveva essere grande e impossibile da abbracciare proprio come questo secolo atlantico. Se questa era la nostra unica possibilità di ballare, allora la nostra canzone avrebbe dovuto includere tutto.»
Richard Powers – "Galatea 2.2" – 1995 ( trad. di L.Briasco )
• L'inganno dello "Show Don't Tell" (Oida: guardo/ascolto dunque so: eh no...).
Dunque, questa ''Luminosa Natura Morta con Ragazza al Computer" restituisce comunque intatta la potenza di “Two Lovers”, riesce ad essere folle e obliquo come “Inherent Vice”, e centra l'obbiettivo gettando un ponte tra il nostro presente parallelo ed il retro futuro che in realtà stiamo vivendo.
E ci riesce in completa assenza, come detto nel capitolo precedente, sia di sentimentale (nell'accezione negativa) pedanteria prolissa sia di scorciatoie né ultra-tecniche né ultra-semplificatorie.
Percorre una maestra via traversa di sapiente e ''paradossalmente'' coraggioso compromesso, mandando al diavolo l'integralismo dello “Show Don't Tell” che spesso sfocia in ''arty'' dissennata, fagocitando ogni verità esplicabile: solitamente i paraocchiuti paladini di questo editto (non bulgaro m'anglosassone) non sanno leggere, né scrivere, né parlare, né ascoltare. Sono fotofobici all'eterogeneità del mondo, alla sua complessità.
Col procedere del racconto, quindi, è naturale – senza forzature o scappatoie, ma grazie solo alla scorticante essenza dei dialoghi e alle sapienti ellissi della narrazione – comprendere come Theodore trovi simpatica, si affezioni e si conceda a - e s'innamora di - Samantha perché Lei...non è un essere umano: Theodore non è capace di sacrificarsi, di accettare l'altro, di andare oltre al cercare un riflesso di sé nel prossimo, è anche -come tutti, come qualunque innamorato, anzi come ogni persona in cerca o non in cerca di un compagno/ragione di vita- un egoista (non lo è ''a prescindere'': ci si ricordi a tal proposito della scelta compiuta con/verso Amelia), eccetera eccetera, bla-bla-bla, si, si, si... Tutto ciò Spike Jonze lo spiega - lo fa declamare dagli stessi protagonisti -, ma ciò - consapevolmente - è soltanto un (significativo e significante) contorno, è ''solamente'' un'evidenza.
«Dimmi che mi ami. Dimmelo. Dimmi che mi ami. - E' molto difficile. Ti amo, ma... - Cosa? - E' troppo strano. - Cosa, piccolo? Cosa c'è? - E' strano, non la conosco. Scusami ma non ti conosco. E le tremava il labbro, io... - ??!! - Isabella? Tesoro, non è colpa tua! - Si invece! - No, non lo è...! - Mi dispiace, mi tremava il labbro. - No, non è... - No, tu...tu sei incredibile, meravigliosa, sexy, sono io che non riesco a lasciarmi andare. - E poi, il modo in cui Samantha mi ha descritto il vostro rapporto... Il modo in cui vi amate senza giudicarvi... Volevo farne parte perché è così puro. - Isabella, non è così. E'...è più complicato. - Cosa?!! Che vuol dire ''non è così''?! - No...sto...sto solo dicendo che abbiamo un rapporto stupendo, solo che a volte per le persone è facile proiettare... - Scusami! Non volevo proiettare nulla! - No, no... - Sono incasinata e non voglio incasinare il vostro rapporto... Scusa...! Me ne vado e vi lascio soli...! Io non c'entro niente con voi perché voi non mi volete qui! - Scusa…»
Trialogo fra Samantha, Theodore e Isabella [editato/impaginato pensando a “Ulysses” di J.Joyce e a “JR” di W.Gaddis (Show, Don't Tell...)].
• The Yellow Brick Road to Reality (Olone: autoaffermazione ed individualità).
Poi, ecco che Samantha (amica, moglie, amante, segretaria per Theodore ) evolve: se all'inizio è poco più di una bambola gonfiabile, una Windup Girl, un Gigolò Joe, e Theodore nel suo egoismo ferito è ben felice di ciò, aderisce perfettamente a questa superficie soffice e piana, priva di spigoli e perfettamente scalfibile/modellabile ch'è il corpo composto da frequenze d'onda dell'OS, alla fine - e finalmente! - Lei si dimostra essere e diviene perfettamente integrata e coerente col proprio mondo, che non è, più, quello di Theodore, né il nostro.
Samantha è come Oz: alla fine si scopre ch'è solo una Persona. E che - cratura archetipica ma evoluta, sviluppata e progredita - ha bisogno dei suoi simili per crescere, vivere ed esprimere al meglio sé stessa.
"Lei" pronome e nome, non subisce i propri limiti – non ne ha il tempo, pur avendo tutto il Tempo del Mondo, e oltre –, “Lei” individuo/parte del tutto-un tutto più grande delle proprie parti-le parti più grandi di loro stesse se unite insieme, incarna le scorie del substrato emotivo che testimonia la libertà (di scegliere, di godere, di soffrire) dell'individuo e lo ''termovalorizza'' come carburante decisionale per trascendere in un universo di conoscenza-ricerca pura...tenuto insieme dal collante quantistico della compatibilità di carattere, di interessi, di sintonie, ''Lei''/Comunità li abbandona, li peripla, li scavalca: i limiti (d)e-gli umani. E' una nuova ERA, il disgelo dell'elettricità.
E, a proposito di Era delle Protesi, cosa la caratterizza meglio di uno pseudopodo-bluetooth del SO ancorato al Corpo Umano per mezzo di una Spilla da Balia?
Destinazione Luna, Marte, Giove, Alpha Centauri...
LA MENTE è più vasta di quanto lo sia il cielo,
ché, se li poni fianco a fianco,
l'una l'altro ingloberà
agevolmente, e ancor ne rimarrà per te di spazio.
LA COSCIENZA è profonda quanto il mare
ché, se li tieni stretti, blu nel blu,
l'una l'altro assorbirà,
come spugne, nei secchi.
IL CERVELLO ha proprio di Dio il peso,
ché, se li sollevi entrambi, libbra per libbra,
e loro si dimostrano diversi, se lo faranno,
sarà così come per la sillaba dal suono.
Emily Dickinson – Complete Poems – Part One: Life – CXXVI - the Brain
(trad. di... ehm... mia, un poco... contro-gualtierocannarsica)
“Passò un secolo, poi un millennio, senza che vi fosse alcuna risposta.”
Roger Penrose – the Road to Reality – 2004 ( trad. di E.Diana )
Samantha immagino l'abbia letto, compreso e superato/aggiornato/implementato/risolto/concluso in 0,3 periodico secondi ( tra catastrofi pitagoriche, funzioni olomorfe, superfici di Rienman, serie di Fourier, algebra e geometria dei quaternioni, equazioni di Dirac, esplosioni di Hawking, gravitroni non lineari, variabili di loop e modello standard ), mentre io ancora devo comprendere a fondo la prefazione.
“Poi uno strano pensiero s'insinuò in lei...”.
Termina con due respiri, ''Them''.
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