Regia di Spike Jonze vedi scheda film
Film curatissimo nella messinscena, nei cromatismi, nelle musiche, nelle scenografie, ma poco incisivo nello sviluppare un soggetto così intrigante. Jonze gira intorno, butta tanta carne sul fuoco, però non affonda mai. La solitudine dell'uomo moderno portata alle estreme conseguenze, sia in campo sentimentale che fisico. Infatti l'assenza 'materiale' del partner apre il campo a concetti disarmanti per la loro profondità. Il principio di proiezione affettiva che si sviluppa nell'animo umano nel momento del contatto sociale è l'indiscusso protagonista: amore, amicizia, confidenza, rimorsi, paure, tutto si confonde. Theodore circa a metà film afferma:
- Non so cosa voglio... Tutto quello che faccio ferisce quelli intorno a me!
Dunque l'esperienza esistenziale si delinea nei classici confini dell'inesorabile autodistruzione. Lo so che a queste domande si cerca di dare una risposta da migliaia di anni senza riuscirci completamente, ma quanto meno una direzione l'autore poteva abbozzarla. Invece viene lasciato tutto sul piatto 'facile' dell'incomunicabilità del nostro tempo, lasciando in sospeso il discorso, quando invece bisognava tirare le somme. Deluso? No, perchè la grandezza delle questioni poste è enorme e magari una seconda visione, potrebbe rivelare nuove letture. Sì perché due ore di materiale cinematografico così ben gestito e con possibilità emotive elevate è rimasto inoffensivo, aprendomi il dubbio dell'attenzione mirata più alla forma che alla sostanza... Quindi? Boh! Come nel finale che mi ha 'gelato' definitivamente, lasciandomi senza niente in mano. Non escludo che sia un mio problema... ;-)
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