Regia di Spike Jonze vedi scheda film
Premessa:
Non sono buone giornate per me, e come dicevo ad una mia amica con la quale condivido molte serate al cinema: “non sono più adatta per vedere certi film”, quindi questa mia opinione sarà molto, ma molto acida, perché ho trovato questo film insopportabile.
Per le motivazioni di sopra, racconterò la trama in maniera spiccia, anche perché non merita molte parole di riguardo: in un futuro prossimo, uno sfigato che fa un lavoro improbabile (boh, scrive lettere per conto terzi, smielate e banali), si sta separando dalla giovane moglie e siccome soffre molto, non trova di meglio da fare che comprare un nuovo sistema operativo: OS, una sorta di intelligenza artificiale, con voce di donna con la quale in poco tempo intreccia una storia d'amore smielata che fa rimpiangere le più banali della storie d'amore reali di ciccia.
Ecco, la mia vena acida si apre, ma davvero ho trovato le due ore e passa di “Her” deludenti e anche inutili, un film carico di aspettative, tutte andate perse, minuto dopo minuto.
Cosa non mi è piaciuto? Intanto la pretenziosità della storia, basata sul nulla, il voler raccontare la solitudine tramite l'utilizzo di un sistema artificiale intelligente e provvisto di emozioni, come se tutte le persone che ci circondano realmente non fossero sufficienti a colmare i vuoti che relazioni finite e le delusioni della vita ci portano. Theodore è un uomo che non è riuscito a portare avanti il proprio matrimonio con la donna della sua vita, con la quale si conosce da sempre, idealizzata nei suoi ricordi, decide di vivere le sue giornate in solitudine, unica compagnia sono il suo nuovo OS provvisto di intelligenza artificiale: Samantha. Ben presto Samantha si comporta come la più civetta delle donne reali, seducendo lo sprovveduto Theodore, che casca nella tela della volpona virtuale e intreccia una vera e propria relazione. Ben presto il film fa capire che non è l'unico ad avere rapporti con questi nuovi sistemi operativi, ma che anzi è una cosa ben comune tra le persone.
Samantha è a disposizione di Theodore a qualsiasi ora, scopre con lui (e lui con lei) nuove emozioni, fanno sesso (o meglio precisare: lui si masturba), e pare tutto andare bene (per circa due lunghissime ore... interminabili di dialoghi-monologhi fatti di “amore, tesoro, ciacciccia e pomodoro”)... fino a che (come in tutte le storie reali) anche questa Samantha arizzacazzi (come mi ha detto di scrivere una mia amica) si stanca e va via... dove? Boh, nel paradiso dei sistemi operativi intelligenti insieme a quelli come lei.
A dire il vero, speravo in un finale cinico, che so: in verità i sistemi operativi sparivano tutti perché andava comprato il modello superiore, che costava il doppio... ecco, questo aspetto sociale-commerciale mi avrebbe fatto dare la sufficienza a 'sta roba qui, che invece fino da ultimo ha voluto essere: poetico, profondo, intenso... senza riuscirci ovviamente! (l'ultima scena davvero da grattarsi la testa per banalità: lui e la sua amica che guardano la città dall'alto del loro palazzo, entrambi abbandonati dal loro sistema operativo amico-amante-rizzacazzi).
A rendere il film ancora più insopportabile è il doppiaggio: Micaela Ramazzotti doppia Samantha ed è stata una scelta pessima, che ha contribuito a rendere il film pessimo, più di quanto non sia a cose normali.
La cosa che rende il film a tratti accettabile è Joaquin Phoenix, sempre molto bravo, ma purtroppo non basta.
Peccato, l'idea poteva essere intrigante, originale e carina se affrontata in maniera differente: operazione fallita su tutti i fronti.
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