Regia di Spike Jonze vedi scheda film
S.Jonze continua nell’esplorazione dell’animo umano, spettacolarizzando quei lati nascosti in preda agli stimoli che le nuove frontiere della modernità impongono. Questa volta il regista inverte il raggio d’azione, anziché introdursi nella vita degli altri il protagonista, che vive in un pacato futuro prossimo dai colori tenui e pastellati come i suoi occhioni tristi, cerca di installare gli altri nella sua vita per ridare ad essa il significato perduto. Theodore inventa e scrive lettere ricche di sentimento e di bontà su commissione, per un’umanità incapace e disabituata a comunicare a chi gli sta accanto i pensieri e le emozioni. In crisi per il divorzio dalla moglie, cerca in un sistema operativo chiamato Samantha un surrogato sentimentale che gli dia conferma di sé. Peccato che Samantha è in grado di elaborare pensieri in forma autonoma e personale, da cui scaturirà un nuovo imprevedibile confronto con Theodore. Non fosse che l’argomento del virtuale è di grande attualità e a qualsiasi livello di forte interesse, si direbbe che Jonze provi ad illustrare sociologicamente gli sviluppi della comunicazione moderna, ma in realtà prende solo in esame la storia in sé relegandola in un circuito chiuso fra Theodore e Samantha, e questo ne costituisce in parte il pregio ma anche il suo limite. La realtà che Jonze propone come soluzione destabilizzante fa invece parte di un sistema consolidato di rapporti virtuali di cui solo Theodore non sembra rendersi conto, nonostante il suo lavoro e le sue abitudini tecnologiche glielo indichino chiaramente. Il disagio emotivo che patisce quando per gradi si manifesta il pensiero sentimentale ma anche logico di Samantha è unicamente riferito al contenimento e al raccoglimento della propria solitudine egocentrica, della sua nevrosi esistenziale, incapace di distanziarsi sia dalla deriva tecnologica della personalità, ma anche dallo sprofondare in un possibile percorso tragico che denunci l’impotenza dell’uomo di fronte alla illusoria compensazione della compagnia di marchingegni sofisticati. Lo sguardo pungente di Jonze che sforna un melò fantascientifico d'impianto classico, si preoccupa un po’ troppo della forma e della comprensibilità della vicenda, sembra indurre invece che ad un futuro alieno, e proiettato in avanti, la consunta riproposizione di schemi del passato, eternamente validati a riassorbire le fughe nelle novità. Uno dei passaggi più riusciti resta quello della gita fuori porta con Theodore e una coppia di amici, Samantha presente nel computer tascabile che in piena armonia si integra e si relaziona con i presenti perfettamente a loro agio nel parlare con un oggetto. Banalizzare sotto forma di gelosia o di desiderio di esclusività da parte di Theodore nei confronti di Samantha senza approfondirne le ripercussioni interne riduce alquanto la potenzialità del rapporto uomo-macchina, ne affievolisce la miccia creativa e le contraddizioni che ne possono scaturire, del resto nei primi contatti Samantha dice che lei risponde come lui preferisce, allora la messa in crisi dell’uomo sarà creata da lui stesso, o dal suo inconscio? Fosse questa la chiave del racconto? Evitabile e scontata la scena dell’amplesso fra Samantha e l’uomo, più interessante è la combinazione a tre, cioè a due più uno, con il corpo di un’avvenente estranea fruitrice anche lei del sistema operativo Samantha che vuole vivere l’esperienza amorosa fra gli altri due prestandosi fisicamente. Peccato che tutto si ridimensioni in una scenetta isterica favorendo il pensiero puritano del protagonista con buona pace delle autorità morali e delle multinazionali dell’informatica mondiale…Molto si è detto sulla strana storia d’amore di Lei, che però di nuovo non ha molto, il rifugio nelle ossessioni, nell’oggetto, nell’inanimato, nell’isolamento relazionale come auto purificazione non sono certo novità, spicca la contemporaneità dell’argomento, la capacità o la furbizia di stare sul pezzo del momento e fare tendenza, o del marketing ideologico a basso impatto emotivo. Se prendiamo per buona l’affermazione della ex moglie :”non sai gestire le emozioni reali..” ci troveremmo di fronte ad un uomo del futuro molto più confuso e vulnerabile nelle sue scelte nel selezionare i pensieri e nell’agire compiutamente. Tutto favorirebbe un mondo pre organizzato, manipolato da altre menti, con il piacere di essere schiavizzati nei gusti e nei comportamenti, in nome della desertificazione spirituale, nell’assenza di forza morale, di memoria fisica di affetto e di desiderio. Ma come detto, la sociologia non abita qui, non è proprio roba da prima serata.
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