Regia di Nat Faxon, Jim Rash vedi scheda film
Ogni adolescenza coincide con la guerra, col ricordo di un’estate, col momento in cui tutto cambia. Col cinema delle prime volte che abbiamo già visto in mille volti (ancora) fuori fuoco. Duncan, 14 anni e lo sguardo costipato di parole che fanno confusione, lo posa sulla strada quando è già sfilata sotto gli pneumatici: sulla Station Wagon diretta verso il mare dà le spalle al senso di marcia e al guidatore. Lui è Trent, il nuovo fidanzato della mamma, che si sobbarca la missione normalizzatrice del teenager sfigato. Più tardi scopriremo che non sopporta l’improvvisazione nei giochi da tavolo: l’aderenza tranquillante alle istruzioni era scritta fin nei primi istanti del suo personaggio, ma l’esordio degli sceneggiatori di Paradiso amaro non vuol piazzare bombe sul sentiero seminato. Piuttosto legarci con dolce e programmatica lentezza al giovane Liam James costretto a riempirsi il piatto di ostriche in una sorta di antropofagia metaforica, alla madre preoccupata e frangibile interpretata da Toni Collette, al pagliaccio Sam Rockwell che odia i clown e gioca con i piccoli avventori del parco acquatico come se fosse un loro coetaneo dotato di un’immaginazione superiore. Il nerd & il lunapark, la ragazza della porta accanto matura e problematica, Pac-Man sul videogame e Robert Palmer in colonna sonora: C’era una volta un’estate riprende gli ambienti di Adventureland ma non ne bissa il miracolo di autobiografica nostalgia. E questi fuochi d’artificio sull’acqua sono (belle) possibilità inesplose.
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