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The East

Regia di Zal Batmanglij vedi scheda film

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La recensione su The East

di supadany
7 stelle

Le opere in grado di smuovere le coscienze sono utili per definizione e nel caso in oggetto, anche la genesi è assolutamente sincera il che aiuta a consolidare una forma cinematografica che vanta buoni momenti, ma anche taluni aspetti che non sembrano proprio calibrati al dettaglio.

Sarah Moss (Brit Marling) è un agente che con decisione s’infiltra all’interno di un gruppo di eco-terroristi chiamato “The East” che colpisce grosse compagnie colpevoli di aver causato crimini ambientali con danni alla natura ed all’uomo.

Più il tempo trascorre, più i suoi ideali di partenza vacillano, tanto da mettere in discussione se stessa e la vita vissuta fino a quel punto.

 

Alexander Skarsgård, Brit Marling

The East (2013): Alexander Skarsgård, Brit Marling

 

Brit Marling è una giovane donna impegnata, qui presente in veste di protagonista, ma anche di co-produttrice e co-sceneggiatrice e quanto proposto non è frutto del caso, ma di un’esperienza personale per lo stile di vita durata due mesi, e in più ha anche visto il tentativo, andato a vuoto, di partecipare ad un gruppo similare a quanto proposto nel film.

Ne scaturisce una partecipazione netta e scandita, il personaggio di Sarah se ne giova, anche se la sua “trasformazione” è quanto di più scontato ci possa essere, per quanto segua un percorso con a metà strada un limbo nel quale si può pensare accada di tutto, ma alla fine si verifica esattamente ciò che dopo dieci minuti si è più facilmente portati ad immaginare.

Un peccato veniale, che inficia solo fino ad un certo punto la riuscita dell’opera che ha il merito di suscitare un dibattito che ci tocca sempre più da vicino (per noi basta pensare allo scempio nella Terra dei Fuochi, all’Ilva di Taranto, all’inceneritore di Brescia, ai rifiuti nascosti sotto alcuni grandi opere e potrei proseguire) con il profitto che piega qualsiasi resistenza pubblica/politica, per cui è lecito ogni mezzo nel nome dello sviluppo anche se questo porta gravi scompensi all’ambiente e quindi implicitamente anche all’uomo che lo vive.

In tal senso le due operazioni presentate nel film, una contro una lobby farmaceutica ed una contro un’industria, coprono un buon raggio di soprusi e per entrambi lo sviluppo è altamente coinvolgente, partendo dai danni a monte, per arrivare alla legge “occhio per occhio”, con personaggi coinvolti in prima persona e quindi un ulteriore sprono teso a caricare la scena (“Dicono che due torti non fanno una ragione; chi lo dice evidentemente non ha mai subito un torto”).

E il sistema si ammacca, ma non si distrugge, un ingranaggio si può spezzare, ma ce ne sono sempre altri in progresso, ma da qualche parte deve partire un segnale, e lo stile di vita del ristretto gruppo anarchico sarà anche eccessivamente estremista, ma qualcosa si può anche imparare.

Tocca comunque allo spettatore, seguendo anche le posizioni di Sarah (e non solo), farsi un’idea di cosa sia giusto o meno, se la vendetta sia sconsiderata o unica soluzione necessaria; la trama non fa sconti, se dall’alto nessuno fa niente per niente (l’organizzazione per cui lavora Sarah ambisce a guadagnare soldi dalle lobby in cambio di un’azione preventiva), i metodi di chi combatte il sistema non vengono di certo ammorbiditi.

Purtroppo, se lungo l’opera le azioni hanno un coefficiente “thrilling” considerevole (al netto di alcune esemplificazioni arrischiate), la direzione finale è troppo intuibile ed il tentativo all’ultimo secondo di sparigliare le carte in tavola è un po’ confusionario.

Difetti non trascurabili, ma per il resto rimane un film che ha le sue impennate, impegnato con sincerità, con un cast non eccelso, ma interessante, nel quale svetta una Brit Marling in costante crescita e fieramente libera attorniata da una “selvatica” Ellen Page e dal carismatico leader con le sembianze di Alexander Skarsgaard, generando domande scomode, fornendo risposte che però sanno anche non essere sempre categoriche, visto che quello ambientale è un tema sempre più presente, ma sul da farsi, e soprattutto sul come, le posizioni collimano già di meno.

Importante per contenuto, apprezzabile quanto basta il resto.

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