Regia di James Franco, Travis Mathews vedi scheda film
Prima di tutto occorre spiegare cosa questo film non è: non è, nonostante quello che potete avere sentito, la ri-creazione dei 40 minuti che furono tagliati da "Cruising" di W. Friedkin.
Se siete curiosi, potete anche abbandonare qui la recensione e andare a vederlo.
Se siete curiosi ma non abbastanza, provo a spiegare che cosa è.
Pronti? E' una docu-fiction dove i confini fra realtà e finzione appaiono sfumati, ma che ad un esame appena più attento si rivela soprattutto finzione, in particolare per quel che riguarda il ruolo centrale di Val Lauren. La maggior parte del film si concentra sul backstage di un progetto che vuole ricreare per l'appunto i famigerati 40 minuti, di cui vedremo alcune scene, per un totale forse di 7 od 8 minuti in tutto; nel backstage invece... alcune parole sparse dai figuranti, uno splendido discorso di James Franco sui concetti di censura e libertà, pensiero eteronormativo, intento artistico e l'ombra di Hollywood con il suo monolitico concetto di film mainstream. E in primo piano, lo spaesamento di Lauren, attore chiamato ad interpretare il ruolo che fu di Al Pacino e che si trova, nell'osservare, nello stesso smarrimento che voleva descrivere Friedkin nel film originale. Senza però drammatiche conseguenze; forse perché sono passati 33 anni e i confini di quello che l'uomo etero medio può vedere e sopportare si sono allargati?
Meritorio questo lavoro in mediometraggio (60 minuti scarsi) del duo Franco-Mathews, coraggiosi nel porci di fronte al senso del limite, nostro e di tutta una società cine-dipendente (e quindi, per definizione, voyeurista). E a volere sfidare questo limite dimostrando un cuore impavido.
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