Regia di Luigi Cozzi vedi scheda film
Il tunnel sotto il mondo è l'esordio registico del giovanissimo (appena 22enne, classe 1947) Luigi Cozzi, futuro collaboratore di Dario Argento. La propensione per un cinema onirico e fantascientifico in Cozzi è già chiara in questi sessanta e pochi più minuti di febbrile monologo delirante, in questa sconquassante sequenza di scene e di eventi presumibilmente indipendenti fra loro, ma nella sostanza tutti legati dal medesimo comune denominatore (costantemente ricordato dalla presenza di un orologio in certi brevi intermezzi fra una scena e l'altra): il trascorrere del tempo. Ma il tempo in questo tunnel che scorre sotto ai nostri piedi è perfettamente, einsteinianamente relativo: tanto che dalla prima all'ultima sequenza del film il passo sarà brevissimo. Quello che c'è nel mezzo però è di ardua definizione: la sceneggiatura di Tito Monego e Alfredo Castelli, che prende spunto dal racconto omonimo di Frederik Pohl, compie salti logici incommensurabili e per scelta ama spiazzare lo spettatore con una metodicità sincera quanto ingenua. Presto infatti - e questo è il limite principale del lavoro, probabilmente - il montaggio squilibrato, l'abuso dello zoom e della voce esterna, la recitazione volutamente trasandata finiscono per risultare prevedibili nella loro pur apprezzabile volontà di distacco da un cinema 'tradizionale'. Ma Cozzi è più iconoclasta che intellettuale, e anche come iconoclasta non è un Bunuel; al massimo mirerebbe a emulare Godard: piacevole, ma dalla retorica fumosa e con un sottofondo di contenuti interessanti affogato da una superficie di estetica spiazzante (troppo apertamente, volutamente spiazzante). Tuttavia, una pellicola senz'altro da ammirare per il coraggio - giovanile, quindi inevitabilmente sfrontato, ma pur sempre coraggio. 5/10.
Un omicidio in pieno giorno nella piazza del paese scatena una ridda di voci, di sensazioni, di visioni. Fra computer che studiano l'essenza di Dio per poterlo prevedere e ineffabili predicatori erranti, l'unica certezza rimane sempre la stessa: lo scorrere del tempo.
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