Regia di Sophie Fiennes vedi scheda film
Bello incontrarsi, confrontare opinioni, punti di vista, comunicarsi vicendevolmente suggestioni, spunti, stimoli, suggerimenti e così apprendere, arricchirsi, essere spinti a meditare. Allo stesso modo è da detestare chi sputa sentenze con arroganza, fornisce la verità su un piatto d'argento, semina certezze, distribuisce saggezza come se fossero bende per un lebbroso. Che è esattamente quello che fa il simpaticone della fattispecie, che di segreti da svelare ne ha molti più di quelli di Fatima. Il problema è che nel momento in cui vengono fornite quattro diverse interpretazioni della scena di un film di David Lynch, il castello di carte crolla con un rombo assordante, perché, al di là dei ragionevoli dubbi, questa è la dimostrazione che la struttura del discorso non ha senso, non ha ragione di esistere, che si brancola nel buio. E allora ci si rende conto che il tanto sbandierato presentatore, che filosofo non sembra essere, ma psycho sì, può dire tutto e il contrario di tutto, tanto tra i punti che affronta non c'è alcun collegamento, si naviga a vista, è un mare magnum di citazioni, rimandi, recuperi, pinzillacchere, tarallucci e vino. Slavoj Zizek tirando fuori Freud ad ogni piè sospinto potrebbe cavare sangue anche dalla rapa di un Cinepanettone natalizio, e cioè significati nascosti, pulsioni sessuali, sindromi edipiche, disquisizioni sulla illusione, la realtà, lo spirito, il Grande Segreto della vita. Tatti Sanguineti ci mette del suo, la sua voce narrante è fastidiosa, boriosa e indisponente. Il simpaticone afferma che Groucho Marx è il Super Io, Chico è l'Io e Harpo è l'Es. E' possibile sbizzarrirsi e pensare a come avrebbe risposto Groucho se gli venisse chiesto se è veramente così.
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