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Runner Runner

Regia di Brad Furman vedi scheda film

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La recensione su Runner Runner

di lorenzodg
4 stelle

Runner Runner” (id., 2013) è il quarto lungometraggio del regista Brad Furman.
    Quando vuoi  volare con un po’ di adrenalina pensando all’argomento di corruzione, malavita, denaro e quant’altro e ti accorgi che dopo dieci minuti dieci che non c’è neanche l’incipit (almeno un trambusto di cose, un caos di affari, qualche parola di spudorata efficacia), allora fai mente locale e purtroppo di essere in una sala (amplificata) grande schermo vuota (pubblico) di idee da gettarti addosso e con un immaginario risaputo(issimo) poco voglioso, moscio, debole e con contorni da cartolina (belli ma) già (ultra)visti e cazzeggiamenti di ordinaria fattura con modesta riciclabilità di volti, di schegge e di donne in permesso e, purtroppo, senza neanche il gusto dell’incazzatura scop(ante)cerchiabile(spalmo). Ordinariamente tendente al basso la pellicola procede nella sonnolenza degli avvenimenti (ben pochi) e nelle diatribe fiacchissime alquanto risibili e di fattura miserevole. La sonnolenza vince e il duo Richie-Ivan non fa neanche finta e in modo (quasi) irritante stenta a crederci e porta via il gruzzoletto della ‘comparsa(ta)’ che pare non sia vero neanche per il regista. Flop di ordinaria amministrazione con una modestia commisurata alla pochezza della sceneggiatura.
    E così l’argo-mento è solo una postura didascalica sui meriti e demeriti dell’attore Ben Affleck passato nel volgere di una stagione (o poco più) dalle decorazioni (a iosa) del suo film (‘Argo-mentato bene) nella notte ‘oscarizzata’ a una pellicola di impostazione mediocre e girata alla (quasi) meno e peggio da Brad-man: senza nessuna calamita per attirare(ci) Ivan Block è lì in mezzo alla ‘ciurma’ dei malfattori in quel della Costa Rica ma non riesce a entrare (per nulla) nel nostro ‘immaginario’ con quel faccione ridente (o quasi) e quell’aria da sornione (per nulla furbo) verso uno sguardo (da spettatore) non amichevole e per niente accattivante. Un Ben di effetto al ribasso, male assortito e vittima (speriamo involontaria) di essere sopra al gradino e di poter far tutto con tutti. Ma la ‘Wall Street’ in trasferta non è né amara, né angosciosa, né riluttante e tantomeno gioiosa: un avvicendarsi di situazioni (inutili) per dimostrare (non molto) di saper recitare l’elenco (buttato lì) di frasi e di comandi convincenti sottozero. E sì siamo dalle parti (anzi proprio dentro) di un film disarmonico, sbiadito, sciatto e di una pochezza a dir poco sconcertante. Chi sa perché poi il produttore (uno dei) Leonardo DiCaprio si è buttato in questa (misera) sceneggiatura per un regista (non molto in forma) e poco avvezzo a girare presunte star (Ben Affleck e Justin Timberlake)...giusto per buttare qualche dollaro in un connubio arte-malavita-mercato pensando di trovarsi Scorsese o giù di lì. Meglio non rispondere. Un film del genere di trasferta ‘malavitosa’ con ‘denaro a fasci’ dovrebbe avere ritmo, discorsi giusti e movimenti dei corpi e dei luoghi molto di più di quello che purtroppo non si vede: una monotonia disarmante con le facce che non sanno che pesci prendere.
    La storia è presto detta: lo studente universitario Richie parte per il Costa Rica per incontrare il potente nel gioco d’azzardo Ivan Block per cercare di ‘riavere’ indietro il giusto da un certo imbroglio. Ma il gioco sporco produce un altro effetto: Richie resta con il capo per facili guadagni e una vita da gran signore. Si ritroverà presto tra due rivali e una donna che ha da sempre il doppio gioco. Tra pugni veri e falsi, rumori inutili e schermaglie finte il film si protrae con lentezza inesorabile in un piattume di sguardi pari a quello che viene detto (quasi niente). Si vede denaro a sufficienza per capire l’epilogo e la facile struttura narrativa. Oliver Stone (non molto rimarcato ultimamente) almeno sceglieva la vera Wall Street e soprattutto sapeva far parlare gli attori (di altro livello … e sì il regista può dare spinta al cast). In ‘Runner Runner’ corre solo la noia. Il corridore doppio ‘Richie-Ivan’ s’addormenta nel grigiore piatto di un film per nulla simpatico e che si dimentica (molto) facilmente.
    Ben Affleck appare spento e snaturato con espressioni (fuori) che (forse) dicono che non può fare qualsiasi cosa (in questo frangente da tralasciare): non è che la sopravvalutazione… è sempre il rischio dell’intorno quando il premio arriva (la statuetta) come una ‘botta in testa’ (margotta…vegetativa di attori in ripiego e ancora in crescita). E il suo Richie (Justin Timberlake) ci mette un po’ di verve (poca per una scrittura debole) ma se neanche riesce ad avere un buon approccio con la donna di Ben (non proprio il massimo) allora i conti non tornano proprio. Alla prossima….meglio valutare prima.
    La regia è assolutamente ordinaria e quindi semplicemente da spedire ad un ripasso (chi sa se Brad Furman  ha visto qualche ‘tensione narrativa’ in altre pellicole di genere?) e le cartoline ‘Costa Rica’ sono belle ma facilmente futili. Un viaggio in C:R. senza il set in questione. Baci e Saluti. R.R.senza A.T.).
    Voto: 4+.
                        

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