Regia di Peter Howitt vedi scheda film
Mediocre thriller con Samuel L.Jackson e Dominic Cooper. Voto: 4/5
Discreto thriller con Samuel L.Jackson e Dominic Cooper. In questa pellicola Samuel L.Jackson assume il carattere di un personaggio simile ad altri film, quali per esempio “Incontro con il male”, “The Samaritan”, “La terrazza sul lago”. Così come in queste pellicole, Samuel L.Jackson rappresenta un uomo misterioso, risentito, pieno di rancore e di rabbia.
Il protagonista di questo film è Dominic Cooper, che rappresenta Mitch, un brillante e promettente procuratore distrettuale. Sufficiente interpretazione la sua, anche se in diverse scene la sua espressione era la stessa, indipendentemente se fosse spaventato o se stesse parlando tranquillamente con la moglie... sicuramente non rientra in quella cerchia di attori che sanno recitare solo con lo sguardo.
La trama è molto semplice e riassumibile in due righe: Mitch, dopo una sera di divertimento e qualche bicchiere di troppo, si mette alla guida e investe un uomo. Per paura, si limita solamente a chiamare l'ambulanza, ma abbandona il luogo dell'incidente. La pellicola non si concentra sui suoi sensi di colpa (non ci troviamo di fronte ad un “Reservation Road”), ma pone l'attenzione su come Mitch tenta di uscirne pulito e far scagionare Clinton Davis (interpretato da Samuel L.Jackson) accusato di aver ucciso l'uomo investito da Mitch. Questo è il tutto.
“Un ragionevole dubbio” è un binomio tensione/mistero. Va detto, però, che non riesce a creare quella suspense esagerata e che, in certi momenti, il ritmo è lento e noioso. Il colpo di scena (se così lo si vuole chiamare) avviene all'incirca a metà film, e da quel momento fino al termine è un lungo cammino verso la chiusura della pellicola... che guarda caso (che strano eh!?) è il solito finale happy end.
La pellicola nel complesso non mi è completamente dispiaciuta: qualche scena che attira l'attenzione dello spettatore c'è: per esempio, la parte del film meglio riuscita, a mio avviso, è quando si svolge il processo a Clinton Davis. Divertente vedere l'ambiguità e il doppio gioco di Mitch, vedere la faccia da (apparente) cane bastonato di Samuel L.Jackson (in quanto i denti ce li ha e non tarderà a mostrarli) e ottima la scena di quando Mitch pone le domande alla linguista forense. Scena che più mi ha attirato l'attenzione e che più ho apprezzato.
A tratti, però, mi è sembrato, così come in un film che ho visto proprio ieri sera (vale a dire “The Calling”, pellicola con protagonista Susan Sarandon) più una puntata di quelle fiction di azione che trasmettono in tv, che una pellicola, un lungometraggio vero e proprio.
Gli ingredienti per la buona riuscita del film c'erano tutti, solo che sono stati adoperati nel modo e nel momento sbagliato: fossi stato nel regista, non avrei svelato il “colpo di scena” a metà pellicola (in questo senso mi ha ricordato “The Resident”, film del 2010 con Hilary Swank, Jeffrey Dean Morgan e Christopher Lee), in quanto ciò ha fatto sì che l'ultima mezz'ora fosse solo una lunga corsa contro il tempo di cui ci si poteva già immaginare il finale.
Ed eccoci arrivati al tasto dolente: il finale. Solito finale happy end, stavolta però non meritato (SPOILER: se ci pensiamo, infatti, Mitch, che per aggiunta è anche un procuratore distrettuale, guidava ubriaco, è scappato dalla scena dell'incidente e ha mentito a sua moglie, ai suoi colleghi e ai suoi capi).
Finale, perciò, ipocrita e che proprio non mi ha convinto.
Proprio ieri, un utente di film.tv “lolbond007” ha lanciato una simpatica Playlist intitolata “Quando ho tifato per il... CATTIVO!”. A tale Playlist devo aggiungere anche questo titolo.
Perciò che dire?... Beh, se vi piacciono i film processuali e di mistero penso che possiate apprezzare questa pellicola... anche se non vi lascerà detto nulla, e che, difficilmente, rivedrete una seconda volta.
Voto: 4/5
A tutti auguro un buon proseguimento e un buon cinema!
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta