Regia di James Ponsoldt vedi scheda film
Commedia di formazione indipendente, romantica e leggera ingenuamente interessata a riflettere sulle ansie da prestazione esistenziale di una generazione Y (la X ce la siamo giocata negli anni '90) che al solito capolinea obbligato del ballo di fine anno è costretta a decidere che cosa sarà di lei.
Sutter (Miles Teller) vive con spensierata noncuranza l'ultimo anno di liceo, tra feste ad alta gradazione alcolica ed un giocoso rapporto con la sua ragazza. Dopo che lei lo molla per aver equivocato un suo presunto tradimento, conosce la sensibile e responsabile Aimee (Shailene Woodley) che cerca di motivarlo e di aiutarlo a rillacciare i rapporti con un padre egoista che ha da tempo abbandonato la propria famiglia. Scoprirà ben presto che la vita è più dura di quello che è disposto ad ammettere e di non poter più rimandare decisioni fondamentali per la sua crescita umana e professionale.
La commedia di formazione indipendente al Sundance piace romantica e leggera, ma anche ingenuamente interessata a riflettere sulle ansie da prestazione esistenziale di una generazione Y (la X ce la siamo giocata negli anni '90) che al solito capolinea obbligato del ballo di fine anno è costretta a decidere che cosa sarà di lei. Se il fiorire di prodotti e gusti annacquati come questo sembrano il facile viatico nel rapporto qualità/prezzo di chi con mezzi propri si presenta al grande pubblico e sbanca il botteghino un motivo ci sarà pure (l'evasione al tempo della crisi con un occhio al cinema finto-impegnato?), soprattutto se si appoggiano a soggetti con un consolidato rapporto col mercato (The Fault in Our Stars e Paper Towns dagli omonimi romanzi di John Green, questo da quello di Tim Tharp) arruolando allo scopo una masnada di attor-giovani-e-carini ma non disoccupati (da Nat Wolff a Shailene Woodley, da Ansel Elgort a Miles Teller) e puntando su registi con studi alle spalle che hanno scelto il facile ripiego di un nulla cinematografico con qualche carineria di troppo (da Josh Boone a Jake Schreier, da James Ponsoldt a Jason Reitman). A questo filone appartiene questa versione riveduta e corretta (anche nella prosaicità del titolo) di un Carpe Diem che ha dimenticato gli studi classici e che ha sostituito Orazio con Jack (nel senso di Daniel's), saltando di fiore in fiore alla ricerca di una superficialità esistenziale che rifugga da famiglie disfunzionali e dalle pressanti incombenze di un'american way of life dove l'alternativa è rappresentata dalla carriera sportiva o da quella universitaria. L'ignavia, insomma, non è contemplata ed è proprio su questo che punta il personaggio di un Peter Pan con la faccia da schiaffi di un Miles Teller imberbe e rubacuori (sembra quasi un ossimoro), piacione quanto basta ed alcolista annacquato che si trastulla tra una famiglia senza passato ed un lavoro senza futuro alla ricerca di un'anestesia adolescenziale che gli faccia dimenticare le dolorose imcombenze dell'età adulta, tra una ragazza che lo abbandona per sfinimento ed un'altra che vorrebbe salvarlo dal ko tecnico. Film senza guizzi e senza lazzi, dove persino il luogho comune sembra tollerabile e indolente, girando a vuoto per i suoi 100 minuti di metraggio in attesa di uno spettacolo che non sembra arrivare mai ed appoggiandosi alla verve di una coppia di attori cui la grazia ed il talento assegnano il ruolo di protagonisti in luogo di comprimari ben più scafati (qui Jennifer Jason Leigh lì Laura Dern piuttosto che Willem Dafoe) derubricati al rango di veri e propri caratteristi ...di lusso. Premio speciale della Giuria al Sundance Film Festival 2013 per Miles Teller e Shailene Woodley.
Solo per fancazzisti di professione, no perditempo!
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