Regia di Ryan Coogler vedi scheda film
I fatti: nelle prime ore del mattino del 1° gennaio 2009, un gruppo di ragazzi coinvolti in una rissa sulla metropolitana tra San Francisco e Oakland vengono fermati da due poliziotti e messi al muro. Il ventiduenne Oscar Grant reclama l’innocenza sua e degli amici rispetto all’avvenuto, la reazione è interpretata come resistenza a pubblico ufficiale e l’agente Mehserle estrae l’arma e gli spara a bruciapelo. Grant muore poco dopo in ospedale, Mehserle dichiara di aver confuso il taser con la pistola e sconta due anni di pena per omicidio involontario. L’opera prima di Ryan Coogler, premiata da pubblico e giuria del Sundance Festival 2013, mette in scena le 24 ore precedenti agli eventi che hanno avuto luogo nella stazione di Fruitvale: una giornata nella vita di un ragazzo qualunque, con una compagna e una figlia piccola, qualche precedente penale di poco conto, un’energia irrequieta ma solare. Coogler calibra bene la scrittura nella prima metà del film, affidandosi al carisma del suo giovane interprete e agli sguardi eloquenti di mamma (Octavia Spencer, anche produttrice) e fidanzata (Melonie Diaz), restituendo la rete di relazioni, progetti, errori, amori che appartenevano alla vita di Oscar, che erano in divenire fino a quella notte di Capodanno. La cronaca delle ultime ore, contrappuntata dai materiali di repertorio filmati con i cellulari dai testimoni, si sbilancia verso il patetismo, verso le lacrime legittime ma ricattatorie della madre: peccato veniale, per un’opera onesta.
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