Regia di Ryan Coogler vedi scheda film
Storia (vera) di Oscar Grant,ragazzo di colore degli agglomerati suburbani di Oackland, California ,(nella baia di S.Francisco) che si barcamena tra lo spaccio di hashish e un lavoro agli scaffali di un supermarket per mantenere la figlioletta ancora piccola e la giovane compagna portoricana.Durante lo sfortunato capodanno 2009, rimane vittima incolpevole di un colpo sparato da uno degli agenti di polizia chiamati ad intervenire in seguito ad una rissa scoppiata sulla metro con cui ritorna, insieme agli amici, dai festeggiamenti cittadini. Muore poco dopo in ospedale suscitando polemiche e rivolte.
Il soggetto prediletto del cinema indipendente americano si sa, è lo sguardo obliquo che riesce a gettare su quelle realtà sociali e culturali che le produzioni blasonate affrontano invece con quella retorica del patetico e del buonismo in grado di garantire facili consensi e acclamazioni ufficiali tanto di pubblico ('pecunia non olet') quanto di critica. A questa logica produttiva e ideologica non sfugge questo buon lavoro dell'esordiente Ryan Coogler che scrive e dirige un film 'etico', in grado tanto di smuovere le coscienze nella rinnovata consapevolezza di uno strisciante e irrimediabile razzismo che ancora pervade la società americana in entrambe le direzioni (poliziotti bianchi che fermano solo 'negri' e ragazze nere che cercano cartoline d'auguri senza 'bianchi') quanto di strutturare la narrazione di un paradigma esemplare quale arbitrario gioco del caso (i dissapori tra galeotti, la scelta infausta del mezzo di trasporto,persino la legittima voglia di divertirsi a Capodanno) nel contesto di una realtà dove il colore della pelle può giocare decisamente a sfavore. Partendo da uno stile in 'presa diretta' molto efficace (camera mobile,frequenti stacchi in primo piano, prevalenza dei rumori ambientali sulle sottolineature musicali), Coogler ci mostra questo spaccato di vita quotidiana come una sorta di percorso di redenzione (prima) e di inutile sacrificio (poi) all'interno di un meccanismo narrativo in realtà molto classico, in cui la ricostruzione romanzata degli eventi risente di alcuni aspetti di inevitabile presa emotiva sullo spettatore (la ricongiunzione con la famiglia, l'abbandono delle 'cattive abitudini', il rapporto madre-figlio e quello padre-figlia,etc.,) se non proprio di insistito clichè sulle già citate tare della società interrazziale a stelle e strisce (il nero buono che aiuta la bella ragazza bianca e i poliziotti cattivi che si avventano solo sui rissosi ragazzi neri) finendo per spostare il target dell'operazione da denuncia sociologica a racconto strappalacrime in cui la commozione sostituisca l'indignazione. Il finale con le immagini dal vero di un anniversario di 'San Silvestro' del dramma di Fruitvale Station sono lì a ricordarci,semmai non lo avessimo capito, a cosa miri il film. Prodotto da Forest Whitaker e interpretato da una indovinata compagine di attor giovani, non poteva che trionfare al Sundance e riscuotere il Premio Avenir per il Miglior film di debutto a Cannes.
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