Regia di Stacie Passon vedi scheda film
Crisi personale e coniugale. Quarantaduenne gay, madre di due figli e moglie di avvocatessa affermata, dopo un banale incidente (da cui il titolo: commozione cerebrale) decide di tentare la via del tradimento nel mondo della prostituzione d'alto borgo per ridar sale alla propria esistenza. Pellicola atipica dunque, per materia e personaggi, che si muove sul doppio binario della vita famigliare e dell'identità sessuale. Ruolo sociale, privacy, intimità, desiderio, vitalità, sfera personale, realizzazione, appagamento, trasgressione, rispetto, convivenza, complicità, riservatezza. Il pregio del film è quello di procedere con una certa compostezza d'insieme senza mai cedere a volgarità o esplicite prese di posizione, lasciando lo spettatore libero di affrontare i quesiti che inevitabilmente pone. C'è una certa leggerezza d'insieme anche nei passaggi più delicati, tutti incentrati sull'incontro tra solitudini in cerca di confronto e conforto. Nel tessuto comunitario sono mille le strade sotterranee che portano alla ricerca del sé, del proprio angolo di cielo, del proprio equilibrio. Tolta un'ambientazione borghese da casalinghe disperate vagamente irritante, il resto è da valutare con attenzione. C'è interesse per l'affettività e non si scivola nell'erotismo patinato a tutti i costi. Discreto episodio di cinema indipendente e orgogliosamente progressista.
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