Regia di Christelle Raynal vedi scheda film
Sliding Doors alla francese. Niente metropolitana a catalizzare destini ma un banchetto di nozze con segnaposti ballerini.
Della serie: “cosa sarebbe successo se quel giorno mi fossi seduto vicino a tizio piuttosto che a caio?”. Materiale da rom-com senza troppe pretese, se non quella di avere un lieto fine a tutti i costi. Un girotondo di personaggi più o meno garbati alle prese con i propri disastri sentimentali e relative versioni/soluzioni alternative. Coppie che scoppiano, traditori impenitenti, eterni indecisi, dame costantemente in cerca di cavaliere e così via in un campionario d’umanità benestante ma irrimediabilmente impelagato nelle proverbiali pene d’amore. Cambiano dinamiche e punti di vista ma i cliché di genere rimangono invariati, tutto con buona pace dell’intrattenimento. Il film di Christelle Raynal viaggia infatti col pilota automatico, in compagnia peraltro di un pugno d’interpreti nemmeno troppo brillanti (Dubosc ovviamente sopra le righe) e ben presto finisce con l’essere sin troppo prevedibile nel suo puerile tentativo di governare il fato. In apertura si cita “L’amore dura tre anni” e sebbene fosse tutt’altro che un capolavoro, il paragone risulta a tratti impietoso (anche perché lì c’era Louise Bourgoin). Il titolo italiano è un vero abominio.
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