Regia di Henry Hathaway vedi scheda film
Un giovane debole di nervi si piazza sul cornicione al 15° piano di un albergo, minacciando di lanciarsi nel vuoto; un poliziotto cerca di convincerlo a desistere. Probabilmente in Italia il film è noto soprattutto per la ripresa semiparodica che ne viene fatta in Un americano a Roma, dove peraltro Nando Mericoni ne fraintende totalmente il senso: Richard Basehart non vuole affatto protestare contro il mondo che frustra le sue ambizioni, è solo confuso e disorientato da una madre isterica (Agnes Moorehead), un padre assente (Robert Keith) e un’ex fidanzata troppo remissiva (Barbara Bel Geddes). Pur senza raggiungere le vette di cattiveria toccate da Wilder in L’asso nella manica (del resto era un’impresa proibitiva), il film offre una gustosa descrizione del contesto baracconesco che si crea intorno alla vicenda: i tassisti scommettono sull’ora in cui l’uomo si butterà giù, i giornalisti ricamano sopra il difficile contesto familiare in cui è cresciuto, un prete malato di protagonismo si intromette nel momento meno opportuno, una folla di sfaccendati si ferma in strada a curiosare, Jeffrey Hunter coglie l’insperata occasione per abbordare Debra Paget; c’è anche l’esordiente Grace Kelly, che ha un appuntamento con l’avvocato per discutere del suo divorzio ma cambia idea all’ultimo momento. Nonostante la ripetitività delle situazioni, la tensione si mantiene alta. Sul finale riporto la scheda di Mereghetti: “La produzione impose ad Hathaway di girare un lieto fine (che aveva la copia presentata al festival di Venezia), ma il pubblico preferì di gran lunga l’epilogo tragico, costringendo la Fox a reintegrare la versione originale”; la versione in dvd, che ho visionato, contiene la prima.
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