Regia di John Turturro vedi scheda film
Great Expectations, libro di Charles Dickens. Le grandi aspettative è sempre meglio non farsele, nella vita, vanno quasi sempre disattese e creano frustrazione, impediscono di godere quel poco che di buono troviamo sulla strada. Woody Allen è sul poster del film, nel trailer, ma il suo ruolo nella pellicola è decisamente marginale. C'è New York, c'è il jazz di Gene Ammons, ci sono ebrei ad ogni piè sospinto, c'è la pallosa scana davanti al tribunale dei saggi, c'è qualche battutina, ma il famigerato regista serve più che altro da specchietto per le allodole, che per fortuna sono ancora molte. Turturro ha indubbiamente dei meriti: riesce all'inizio a rendere interessante anche Vanessa Paradis, imponendole un turbante e facendole tenere la bocca chiusa, ma quando questa si toglie il turbante, apre la bocca e soprattutto tormenta e tortura il capolavoro di Modugno "Tu Si' 'Na Cosa Grande", riuscendo a fare peggio di Carla Bruni, dovrebbe essere dato in pasto alle iene. Il resto delle interpretazioni non sono certo da Oscar, Turturro è improbabile come amatore, Woody dispensa filosofia spicciola, Sharon Stone e Sofia Vergara fanno le MILF, Liev Schreiber, pur essendo ebreo solo per padre, fa sempre l'ebreo. L'unica prestazione notevole la fornisce Tonya Pinkins, vulcanica e travolgente madre di famiglia. Per risollevare il livello femminile scarsamente attraente, il furbo Turturro si serve di un paio di non accreditate quali sue improbabili datrici di lavoro e di Loan Chabanol nella scena finale, riuscendo nell'intento. La musica (quella di Gene Ammons), l'ottima fotografia e New York sono i punti forti di questa pellicola, che è gradevole, se non ci si creano grandi aspettative.
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