Regia di Manetti Bros. vedi scheda film
Divertente commedia poliziesca, con gli attori e i tempi giusti
Spesso l’introduzione di un film è esplicativa, funzionale a interpretare l’essenza di quest’ultimo. “Song’ e Napule” ha tre elementi iniziali che comunicano allo spettatore l’intenzione di giocare con i generi ed offrire un intrattenimento variopinto. Per cominciare i primi minuti costituiscono un climax, lento e inesorabile, nonché subdolo, poiché vede un campo/controcampo tra datore di lavoro di fronte ad un disoccupato, intenti in un colloquio apparentemente come tanti altri, invece principio di uno sfogo del capo (Carlo Buccirosso) contro i raccomandati. Secondo elemento: la canzone di Franco Ricciardi che accompagna i titoli di testa, con scorci di vita e panoramiche di Napoli. Terzo: l’inseguimento di un malavitoso, avviato da uno sparo in rallenty che ricorda Zack Snyder. Tre spunti che offrono i tre aspetti fondamentali del film: la commedia, la musica e la trama poliziesca.
I fratelli Manetti hanno uno stile colorato e movimentato, sia nella messa in scena, con scelte ardite come la camera a mano e inquadrature dal basso e oblique, sia nell’intreccio. “Song’ e Napule” è una commedia poliziesca che ci impone un ultimatum, contando a ritroso i giorni che mancano ad un importante matrimonio, focus e centro nevralgico della trama. Lollo Love (Giampaolo Morelli), cantante per ragazzine, è il cavallo di battaglia per l’arresto di un pericoloso criminale, con cui dovrà vedersela il timido protagonista (Alessandro Roja), sfruttando il suo diploma al conservatorio.
Gli attori sono uno dei maggiori punti di forza della pellicola, perfetti nei ruoli, tra cui si distingue Paolo Sassanelli, commissario irascibile e sopra le righe, e una graziosa Serena Rossi, sorella di Morelli. Interessante l’iconografia di Lollo Love, ignorante e belloccio, colore rappresentativo rosa, parodia dei cantautori per ragazzine.
L’inadeguatezza del protagonista all’importante compito garantisce la comicità, ma anche la tensione e l’azione non mancano, soprattutto nel finale: una caccia all’uomo che gode di chicche di regia dei Manetti, come la scena in cui un fotografo tenta di immortalare il sospettato, ma anche una semplice partita di Calciobalilla, con montaggio serrato di poche ma importanti inquadrature dei gol e dei punti.
I due registi sublimeranno il loro stile con “Ammore e malavita”, con una storia più originale e spirito musical.
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