Regia di Manetti Bros. vedi scheda film
La raccomandazione di un assessore influente lo porta dietro una scrivania con una divisa da poliziotto. Due anni dopo Paco Stillo (Roja), anima gentile diploma in pianoforte al conservatorio, su ordini di un superiore (Sassanelli) deve trasformarsi in un infiltrato della band di un cantante neomelodico (Morelli) che è invitato al matrimonio al quale parteciperà anche un boss della camorra di cui non esistono fotografie e che deve essere preso a tutti i costi.
La trama, ben più fitta e ricchissima di colpi di scena, è solo uno dei punti di forza del capolavoro firmato dai fratelli Manetti. Interamente giocato sui contrasti - il dialetto napoletano e la lingua italiana, la legalità e l'illegalità, gli stereotipi e l'analisi antropologica, il centro e periferia della città, la faccia pulita da "Harry Potter" del protagonista e la sua trasformazione in un qualsiasi tamarro e persino il colore, incredibilmente saturo - Song 'e Napule è il prisma attraverso il quale leggere tutte le contraddizioni di una città e del suo popolo, viste con una luce scanzonata e divertita. Poliziesco con un registro da commedia (siamo dalle parti di Operazione San Gennaro), il film dei Manetti è la summa di un cinema capace di portare in alto un genere popolare come il poliziesco, come già avevano fatto in precedenza con l'horror e la fantascienza (non caso, produce Luciano Martino, tra i capofila del trash degli anni '70 quando dirigeva Edwige Fenech). Se la messa in scena enfatizza il kitsch e la cafoneria (azzeccatissimo anche il nome del cantante, Lollo Love), il copione spariglia i luoghi comuni anche grazie a un meccanismo a orologeria servito da interpreti che gareggiano in bravura: dal camaleontico Alessandro Roja a Giampiero Morelli che si improvvisa cantante neomelodico. Ma a richiedere la standing ovation sono le interpretazioni di Paolo Sassanelli ("questo è uno dei più grandi attori viventi", dice giustamente di lui Roja nel backstage del film) e Carlo Buccirosso: due saggi di recitazione da scuola del cinema.
Se volete ridere a crepapelle, è vietato uscire dalla sala prima della fine dei titoli di coda.
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