Regia di Anne Giafferi vedi scheda film
Antoine è un relativista di professione, fa l’avvocato e la sua retorica gareggia con la realtà: la decostruisce, la esaspera o l’annebbia, la interpreta e reinventa. Persino la legge è una questione di linguaggio, dunque non c’è nulla a cui credere nell’alta borghesia a cui Antoine appartiene. Una classe conservatrice, conservata nell’ovatta del cinismo, nell’ironia imperturbabile, negli aperitivi rituali e nelle scuole private, felicemente materialista. Fino a quando lui, 40 anni vergine da ogni tentazione religiosa, non si converte. Lentamente, in dialogo con una realtà familiare che i suoi disincantati schemi borghesi non riescono a comprendere. E che ora riesce a leggere in maniera differente. Dal romanzo Catholique anonyme del marito Thierry Bizot, Anne Giafferi gira un’opera prima incentrata sul mutuo riconoscimento, sulla dialettica con il prossimo, questione laica, privata e personale, dimenticata da un mondo che ha obliato i valori dell’etica, prima che quelli della religione. Una commedia agrodolce, che ha il merito di affrontare un tabù - perché la fede, nel cinema sarcastico e sottile, nella commedia bene di oggi, lo è - e il demerito di accontentarsi di ciò: nei toni e nell’umore, nella regia piana e televisiva, si ricerca la leggerezza, si trova l’inconsistenza. Il garbo diviene forma d’afasia. Distribuito con 3 anni di ritardo, cavalcando l’onda anomala delle dimissioni di Ratzinger e conseguenti balbuzie di fede.
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