Regia di Noam Murro vedi scheda film
Mentre l'esercito di Serse finalmente supera la strenua resistenza dei 300 spartani guidati dal re Leonida alle Termopili, sul mare si consuma lo scontro tra il condottiero ateniese Temistocle e la comandante Artemisia, greca alleata dei Persiani. Considerate le forze in campo, solo l'unità tra tutte le città stato greche potrà sconfiggere un nemico tanto potente.
Più che un sequel, una vicenda che scorre parallela a quella raccontata in 300: all'operazione sovrintendono sempre Zack Snyder e Frank Miller, ma questa volta la direzione è affidata all'anonimo regista israeliano Noam Murro, che, ben lungi dal voler modificare l'ormai riconoscibile estetica del primo episodio, ne replica la fotografia cupa (in questo caso a cura di Simon Duggan), gli ammazzamenti in moviola e i fiotti di sangue che schizzano (digitalmente) verso le telecamere in preclaro stile videogame. In 300: l'Alba di un Impero l'azione è spostata totalmente sul mare e la sostanziale monotonia della vicenda è fortunatamente spezzata da alcune scene di battaglia navale davvero grandiose, in particolare l'attacco dei persiani, kamikaze ante-litteram, alle navi elleniche. Accantonati i supereroi spartani del primo episodio e, con essi, la strabordante fisicità e il ghigno sardonico di Leonida/Gerard Butler, il palcoscenico passa ai meno aitanti marinai ateniesi: l'australiano Sullivan Stapleton umanizza il suo Temistocle, ma non riesce a conferirgli un minimo di carisma, con il risultato di apparire anonimo e insignificante, soprattutto rispetto alla vera protagonista del film, la principessa guerriera Artemisia, interpretata dalla bellissima Eva Green. L'attrice francese, per la verità, replica in maniera abbastanza pedissequa il personaggio della strega Angelique proposto in Dark Shadows e persino l'amplesso (o meglio, il coitus interruptus) praticato con Temistocle ricorda in maniera imbarazzante (e francamente un po' ridicola) il movimentato rapporto sessuale con Johnny Depp/Barnabas Collins nella commedia horror burtoniana del 2012, ma, nonostante, questa evidente autocitazione, la furibonda (e tutto sommato condivisibile, viste le circostanze) voglia di vendetta della splendida amazzone resta la vera ragion d'essere di una pellicola altrimenti alquanto noiosa.
Risicata sufficienza: 6/10.
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