Regia di Noam Murro vedi scheda film
Si apre con un palese falso storico, questo secondo capitolo del franchise guerriero ispirato ai fumetti di Frank Miller (in questo caso Xerxes, ancora inedito) e convertito al cinema da Zack Snyder. Già, perché durante la battaglia di Maratona che precede le Termopili, Temistocle uccide il Re di Persia Dario che in realtà, come narrato da Erodoto, tornò sano e salvo in patria nonostante la sconfitta. Storicamente, dunque, siamo ai livelli di Troy, ma della storia l’epica (letteraria e cinematografica, fumettistica) se n’è sempre fregata. Tuttavia, è proprio sul piano dell’epos che 300 - L’alba di un impero scivola. Narrando la cornice intorno alla battaglia delle Termopili - da Maratona a Salamina, con passaggio di testimone Dario/Serse - il film dirotta l’attenzione da Sparta ad Atene, garante di democrazia e baluardo della Grecia unita. Il cambio di registro è evidente e aderente alla materia trattata, con il logos a impossessarsi delle azioni militari di Temistocle e la forza bruta soppiantata dalla strategia navale. I corpi sono però fagocitati dalla non impeccabile CGI stereoscopica, le gesta private delle necessarie ridondanze dell’epica, i ritmi bellici interrotti da concessioni all’erotismo con un’invadente Eva Green nei panni della regina Artemisia, comprimaria secondo Erodoto, qui antagonista per antonomasia. Ideologicamente cerchiobottista (i greci stuprano quanto i persiani), sembra che il secondo atto abbia voluto mettersi al riparo dalle fuorvianti letture politiche che avevano condannato il primo.
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