Regia di Noam Murro vedi scheda film
Se "300" nacque dalla graphic novel omonima di Frank Miller,l'operazione "300-L'alba di un impero" addirittura giunge sugli schermi internazionali prima dell'opera milleriana "Xerxex",ispiratrice nel plot del racconto:che non è,esattamente,nè un sequel,nè un prequel dello scontro tra gli spartani condotti da Leonida e le truppe persiane di Serse alle Termopili,ma, semmai accade quasi a lato,per ambientazione geografica e collocazione storica,e trova il suo epilogo nella battaglia navale di Salamina.Zack Snyder non ha ripreso la regia di questo progetto,ma figura come produttore,e certo questo lavoro,diretto dall'israeliano Noam Murro,risente della mano del regista de "L'uomo d'acciaio".Chiariamolo:Snyder è un autore di cinema in cui il superomismo è radicato,ha una visione certo non "liberal" e quando è al suo peggio,può irritare con una retorica "teocon" piuttosto marcata,ma è anche vero che è uno dei non molti registi che sanno imprimere un lirismo forte alle immagini e alle storie che narra.Qua,però,appunto,la regia la firma un altro,e se il kolossal con Gerard Butler era sostanzialmente una chiamata alle armi contro le forze del "Male" venute da Oriente,"L'alba di un impero" è,sorprendentemente,meno becero ideologicamente,e meglio definito nello studio dei personaggi in campo.Si parte da un falso storico clamoroso (l'uccisione del re di Persia Dario da parte di Temistocle con una freccia scagliata da terra verso una nave beccheggiante su un mare tempestoso:al di là della scarsa probabilità di successo di un colpo da arciere del genere,non andò proprio così),e spesso le scene si tingono del rosso imperioso di sangue,con generosi spruzzi,teste spaccate dalle lame,arti mozzati e corpi trafitti,in un eccesso di belluina veemenza stordente.Però i complessi rapporti tra personaggi,come,ad esempio quello tra l'ispido Temistocle,interpretato da Sullivan Stapleton,e l'Artemisia,una greca divenuta potente tra gli uomini di Persia,della quale viene spiegata anche l'origine della ferocia che la contraddistingue,la dignità tumultuosa della vedova di Leonida Gorgo,sono raccontati bene,ed è sottolineato che la democrazia è un bene da proteggere talvolta con dolore dalle forze assolutiste.Per cui,rispetto a quel che si paventasse,la pellicola è ben girata, e rendono bene gli attori pur in caratteri portati all'estremo,e Eva Green si conferma una bellezza inquietante e un'attrice non adatta ai mezzi toni,ma a suo agio con i personaggi ad alto voltaggio.
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