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300: L'alba di un impero

Regia di Noam Murro vedi scheda film

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La recensione su 300: L'alba di un impero

di M Valdemar
6 stelle

Eva Green l'ha disegnata Madre Natura.

«Unisciti a me ...»


300
parte seconda: un po' sequel un po' prequel un po' gli avvinementi dei due episodi s'intrecciano tra loro per creare un filo comune logico. Ma non è importante.
La "poetica", però, è la stessa: esibizione muscolare affogata nel mare magnum digitale. La "confezione" fumetto r(ipr)esa su pellicola (pardon, "file") in un trionfo di pixel voraci che fagocitano scientemente ogni possibile elemento di realismo. In sintesi, tutto appare, suona - è - fint(issim)o (vedere per - non - credere gli schizzi d'acqua che "sporcano" lo schermo). Ma non è cosa su cui spender tempo né parole, ché si tratta di tecnica acquistita e digerita.
L'estetica, secondo schema collaudato, domina, aggredisce, stanca. Immaginifica violenza per una partitura composta di assalti sonori tambureggianti (l'immortale War Pigs dei Black Sabbath, presente nel trailer, vibra solo sui titoli di coda) e scene (poco creative, invero) di violenze assortite: sgozzamenti, squartamenti, lame e dardi che si conficcano in crani e vestigia armate. E sangue (scurissimo, come le acque marine), spruzzi di sangue, fiotti di sangue, barili di sangue, gettati in faccia allo spettatore gaudente. Non è cosa di cui andar fieri, eppure cotanto becerume solletica quegli istinti poco nobili che fanno godere perversamente di fronte a certo spettacolo (purché la condizione sia temporanea e consapevole).
La (tronfia) enfasi visiva (cui il 3D non aggiunge alcunché) si esplica in tutto il suo splendore sintetico, oltre che per mezzo delle riprese da green screen, anche attraverso l'uso costante, reiterato, sprezzante, del ralenty: siamo ai livelli da guinness dei primati (inteso come scimmie). E cambiate metodo (o fornitore di alcol), per favore.
Ma non è importante, dopotutto (ma giusto un filino irritante, eh, come un ago conficcato in un occhio che poi un torvo corvo si papperà).
Non è cambiato nemmeno lo "spessore" dei personaggi: (di)partito Gerard Butler (evocato tramite brandelli del film precedente ai fini della "continuity"), a sostituirlo c'è un tizio anonimo che interpreta Temistocle. Ai lati, il solito ensemble di tartarugati (anonimi anch'essi) pronti alla lotta ma soprattutto all'esibizione da passerella, con il ridicolo che s'eleva sovrano ogniqualvolta che appare il dio re Serse, conciato con un look fetish dorato. Le uniche figure a salvarsi sono le femmine (il termine è più che appropriato data la "dimensione" dell'opera): Lena Headey (nel frattempo assurta a icona grazie alla spietata Cersei Lannister di Game of Thrones - che gli dei l'abbiano in gloria), riprende il suo ruolo della regina Gorgo ma è in scena (troppo) poco, anche se si prende il finale. Dell'altra, si dirà più avanti.
Aspetto ancor meno degno di rilievo è la storia: richiamati alcuni passaggi e personaggi storici, procede spedita per toni retorici, proclami reazionari, discorsi e monologhi da pura esal(t)azione guerrafondaia. Concetti come la libertà, la famiglia, la patria, sparati nel tritatutto declamatorio di uno script pretestuoso che rifugge ogni ironia e barlume d'intelligenza. Ma, davvero, non è per nulla importante.
Ma, allora, cos'è che rende 300 - L'alba di un impero (titolo che forse suggerisce, "minaccia" il proseguimento della saga) meritevole di visione? Semplice, la visione di Eva Green.
Indescrivibile. Cattivissima e bellissima, anima nera e tormentata (i trascorsi narrano della solita sete di vendetta), la sua Artemisia colleziona teste (perché le mozza), sguardi libidinosi (ma più terrorizzati) e vittorie sul campo. D'accordo, il personaggio andava sviluppato e sfruttato meglio, ma chi se ne frega.
Il regista, Noam Murro, che evidentemente non è scemo, appena può le pianta in faccia la macchina da presa con primissimi piani da infarto, ed (in)seguendone le movenze per (cercare di) afferrarne l'esplosiva carica erotica; e non è un caso se nell'unica scena veramente godibile lei è presente (assieme al tizio protagonista, nell'atto di una combattuta, rumorosa performance sessuale. Grazie). Poi però - e lo immaginiamo deprimersi - deve star dietro al "film".
Che Eva si divora con occhi di lava incandescenti che sciolgono, eccitano, estasiano.

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