Regia di James Wan vedi scheda film
Chi ha detto che noi bambini non avevamo ragione a spaventarci quando ci dicevano di fare i bravi altrimenti veniva qualcuno a tirarci i piedi di notte? Ancora oggi le nonne lo dicono nel loro splendido dialetto e i bambini, anche se della web-generation, restano inquietati da un’immagine arcaica e immortale come quella di un revenant che esce dal buio sotto il letto, luogo domestico di riposo e sicurezza, per tirargli il piedino come se fosse uno scherzo, un macabro gioco alla Freddy Krueger.
È su tutto questo e altro ancora su cui gioca il James Wan di Saw (2004), uno di quelli su cui il mondo dell’orrore americano punta quasi tutte le sue carte insieme a Rob Zombie e il remake-boy Alexandre Aja. Il film, tratto da una storia vera – anche se poi bisogna vedere cosa c’è di davvero reale in storie di possessioni e mobili che volano da soli – mette in cronaca l’indagine di una coppia di detectives del paranormale senza utilizzare un linguaggio documentaristico alla Blair Witch ed epigoni, bensì rielaborando l’estetica seventies ad uso di un dialogo tra storia, spettatore e suggestione visiva. Il grande lavoro fotografico permette infatti di percepire gli ambienti, interni ed esterni, i personaggi e gli oggetti tutti come un’evocazione di una reale forza tellurica. Pregni di terrismo, rustici, rielaborati scenograficamente è vero, ma pur sempre di una forza sensibile in grado di restituirceli come gli interni di casa nostra, non c’è luogo in The Conjuring che non rimandi a qualcosa di diverso. Dalle paure dell’infanzia al terrore del male umano, dalle suggestioni più estreme allo sconcerto dell’evento paranormale.
Di case maledette è piena la letteratura come il cinema e come il folklore popolare. Alzi la mano chi da bambino o adolescente, o anche da adulto, non ha mai giocato ad entrare in ville disabitate inventandosi dei background inesistenti. In ogni paese, in ogni campagna, in ogni angolo del mondo, città o metropoli, ci sono case, parchi, cimiteri, rovine o cantieri su cui l’immaginazione popolare s’è sbizzarrita inventando storie di sangue e morte per un motivo piuttosto che per l’altro. Il fascino e l’attrazione verso questi ambienti – ricordiamoci per esempio l’incipit di Prom Night (1980) – può implicare diverse cose, dal fascino puro per l’occulto e il mistero, il monito moralistico a non varcare confini proibiti, una rielaborazione freudiana della repressione sessuale o semplicemente il puro gusto irrefrenabile per la paura, l’avventura, l’ignoto e la scoperta.
Riflettere ora su tutto l’universo simbolico che ruota intorno al mito delle case infestate o di case teatro di fatti di sangue, sarebbe dura. Il film di Wan, anche se non apporta nulla al genere delle possessioni e degli esorcismi, se non la qualità della pellicola che supera di gran lunga molti altri titoli, sicuramente ha la capacità di narrare l’ambiente meglio di tanti altri film sull’argomento. Le tecniche per metterci paura sono le stesse del cinema delle origini, senza trucchetti grammaticali del cinema horror di oggi che punta solo a farci saltare sulla sedia senza coinvolgere il nostro immaginario, ma sono tecniche che il nostro inconscio riconosce come presagi di morte e paura, raccapriccio e terrore. Una porta che cigola farebbe venire i brividi ancora oggi? No. Ma James Wan sì, è stato capace del miracolo.
Nulla di nuovo, quindi. Ma ben vengano film che sanno essere classici, che sanno utilizzare gli stereotipi e le tecniche narrative del genere e pur non essendo nulla di nuovo riescono a colpire il nostro immaginario e a coinvolgerlo in un twister di emozioni e palpitazioni genuine. Il buio, il vuoto, il silenzio, i campi totali in interni fissi su mobili che non si muovono, l’indugiare della mdp su corpi e volti nel sonno, l’obiettivo fisso sul buio insondabile. Il regista sa fare di una ghost-story terreno fertile per un orrore molto carnale e terrico, legato alla terra e all’irrisolto americano che affonda le radici nel proprio passato oscuro, comprese le streghe di Salem. E va detto che la presenza della vecchia strega in The Conjuring non è posticcia, ma sa davvero perturbare come quando da ragazzi facevamo le sedute spiritiche e ci sembrava che qualcuno o qualcosa fosse seduto lì, in mezzo a noi…
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