Regia di James Wan vedi scheda film
Eppure l’America si spaventa ancora. Il paese degli X Files non si è evidentemente mai assuefatto alle case infestate e alle vicende di famigliole middle class alle prese con le più svariate paranormal activities. Non si spiegherebbe, altrimenti, l’enorme successo di critica e pubblico riscosso oltreoceano da questa insipida rassegna del già visto - provvidenzialmente unito all’effetto vedo non vedo - in cui il brivido scatta sempre al momento giusto, ossia esattamente dove e quando tutti se lo aspettano. In questo horror di scarso terrore, allarmante e misteriosa è soltanto la quantità di energie che James Wan ha creduto di dovervi investire. Il frutto dei suoi ammirevoli sforzi non è infatti altro che una sbiadita (auto)citazione del noto, a cominciare dai motivi salienti dei film che l’hanno reso famoso: le ombre di Saw a Insidious fanno capolino dietro le quinte di uno spettacolo di ispirazione rétro, in cui gli esorcisti degli anni settanta tentano di riconquistare la scena impugnando strumenti tecnologici dall’indiscutibile fascino vintage. Di sapore languidamente antico è, del resto, anche l’ambientazione country della villetta in stile coloniale immersa nel verde: uno scenario che, per un attimo, riesce a far sognare persino Ed e Lorraine Warren, una coppia di esperti di demonologia di chiara fama e provata esperienza. A riportarci al presente provvede comunque, inopinatamente, l’atmosfera da reality casalingo girato con la camera a mano, il cui obiettivo sussulta al primo rumore, e balla furiosamente nella concitazione della fuga. Pare che, a fronte di una totale mancanza di idee, e non potendo produrre alcun elemento di originalità, questo film abbia l’ambizione di servire, perlomeno, a riconfermare l’attualità di una (deprecabile) moda: quella che, da qualche anno a questa parte, ama ridurre il cinema ad un progetto dilettantesco ed improvvisato, apparentemente nobilitato da robuste pretese di autenticità. Ma, anche volendo prescindere dalle riserve di ordine formale, resta il fatto che a nulla vale il bollino della storia vera, se la sostanza del racconto è roba vecchia, tirata fuori dalla solita cantina polverosa miracolosamente scampata allo sgombero. In The Conjuring ci sono invisibili presenze malefiche, e qualcuno sente delle voci. Le porte sbattono e i quadri cadono dalle pareti. E poi non si sa chi (o cosa) abbia ucciso il cane. Tutto è iniziato con uno strano scricchiolio notturno: ma forse era solo l’eco del vento trasmesso dai tubi dell’acqua. Ragazzi, la paura è una cosa seria. È la più potente delle nostre emozioni, l’unica che possa davvero risultare invincibile. Non buttiamola via così, scambiandola per un logoro canone estetico di maniera.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta