Phil, Stu e Alan tentano ancora di salvare la vita al cognato di quest'ultimo, prigioniero stavolta di Marshall, spietato boss che vuole tornare in possesso dei galloni d'oro, sottrattigli dall'amico di Alan, il debosciato delinquente asiatico Mr Chow.
Il regista Todd Phillips dà l'addio alla commedia fuori di testa e fracassona, per entrare con Trafficanti del 2016 e, ancora di più, con Joker del 2019 in un nuovo percorso più riflessivo, e - perché no - più politico (la prima scena con la rivolta nel carcere sembra già una prova generale di Joker). Questo secondo sequel della saga The Hangover, risente un po' del generale vuoto di idee ma - non ripetendo pedissequamente la struttura dei primi due - riesce a rinnovarsi, a patto di chiudere, circolarmente, nel solito luogo dove tutto è iniziato.
Galifianakis riesce a dare una vera prova di attore, con visibili sfumature, nonostante battute come "Chissà perché Cesare non ha mai abitato qui?", detta al Cesar's Palace di Las Vegas; il funerale del padre, l'incontro sexy con Melissa McCarthy, e lo scambio di battute con Carlos, il bambino del primo capitolo, da sole valgono la visione del film, perché sono deflagranti (come anche le espressioni ai limiti dell'incredulità di Cooper ed Helms alle sue uscite).
John Goodman, nonostante la breve parte, recita da par suo, ed è incredibile come il sudcoreano Ken Jeong, nella vita reale un medico americano, riesca a dare vita al delinquente asiatico Mr Chow (ma questi sono i miracoli della recitazione).
Unica donna Heather Graham - fisicamente uguale a quando faceva Twin Peaks! - che riprende il ruolo di Jade del primo capitolo.
Musiche di Christophe Beck miscelate con gusto e bella fotografia notturna di Lawrence Sher.
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