Regia di Chris Buck, Jennifer Lee (II) vedi scheda film
Anna e Elsa sono due sorelline, principesse del regno di Arendelle, costrette a vivere separate in casa dopo che i genitori hanno scoperto uno scomodo superpotere di Elsa, che trasforma in ghiaccio tutto quanto tocca. Quando i genitori muoiono tragicamente, per tre anni il rapporto tra Anna ed Elsa si limita alla comunicazione da un lato all’altro di una porta chiusa a chiave, con Anna che non sa il perché di tale separazione forzata. Quando Elsa viene incoronata regina, Anna si innamora di un principe sconosciuto: alla richiesta di benedizione al loro matrimonio, la regina nega fermamente il consenso alla sorella e tra le due si chiudono tutti i rapporti, con Elsa che si rifugia in un palazzo di ghiaccio lontano da tutti, sperando di non nuocere più a nessuno. Anna però parte alla sua ricerca…
“Frozen – Il regno di ghiaccio”, nonostante una trama particolarmente spoglia, in cui addirittura manca un vero villain, non sembra risentire dell’esilità della scrittura, soprattutto per via di una buona caratterizzazione dei personaggi (Olaf, per esempio, il tipo buffo di turno, funziona alla grande) e grazie ad una colona sonora dai motivi subito orecchiabili. Molto deludente il finale, in cui il più scontato dei temi è la panacea di tutti i mali, senza nemmeno un po’ di sforzo per inventarsi qualcosa: l’amore risolve tutto. Punto. Un po’ poco per un film di tali pretese…
Per quanto le tematiche richiamino con evidenza la fiaba di H. C. Andersen “La regina delle nevi”, in fondo “Frozen” pare prenderne soltanto spunto, non sviluppando nessuno dei temi principali della fiaba, tanto da poterlo considerare una specie di “prequel” (la regina va a vivere da sola nel suo palazzo di ghiaccio e non ha più rapporti con l’esterno, avviandosi potenzialmente ad una vita da cattiva – possibilità scongiurata dal sacrificio di Anna). Non essendoci un cattivo di turno (il principe Hans non si può considerare tale), ci si chiede come mai le due sorelle vivano un’esistenza così tribolata, finendo per considerare l’“inconsapevolezza” di Anna e il fato di Elsa come i veri villain.
Fa bene la Disney ad aprire i suoi nuovi lungometraggi animati con il ricordo di Mickey Mouse in “Steamboat Willie”: in tal modo anche i meno informati potranno collegare inequivocabilmente questo film (e tutti quelli realizzati totalmente al computer) a quelli classici, con tratti a matita e regine completamente diverse l’una d’all’altra. Qui invece Elsa, per carità bellissima ed elegantissima, ha tuttavia più di qualche tratto somatico in comune, per esempio, con Rapunzel: per la serie, ogni nuova tecnologia ha i suoi pro ed i suoi contro…
Da “Un posto al sole” ad un regno tra la neve: Serena Autieri e Serena Rossi, doppiatrici italiane, bravissime nel loro ruolo (sia parlato che cantato), condividono un passato professionale alla fiction di Rai3.
Un film piacevole da vedersi, ma pieno di difetti.
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