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Frozen - Il regno di ghiaccio

Regia di Chris Buck, Jennifer Lee (II) vedi scheda film

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La recensione su Frozen - Il regno di ghiaccio

di Alvy
4 stelle

Piattezza sconcertante sia narrativa sia estetica

 

Sono un fan Disney dei più puri, tant'è che vengo spesso considerato dagli amici ingenuo per questo motivo ma credo che l'ingenuità, intesa come sana naïveté, sia l'approccio corretto con cui avvicinarsi alle opere della Casa del Topo. La filosofia disneyana, coi suoi tipici lieto fine, è tale perché è nata e maturata in un contesto storico di grave disincanto e depressione come la crisi del 1929 a cui le opere disneyane erano chiamate a rispondere con candore, speranza, fiducia e amore per il futuro e per il prossimo. Le storie disneyane sono, di fatto, un particolarissimo ed irreplicabile sottogenere di racconto di formazione che, per motivi storici che costituiscono la poetica dell'Animation Studios, non può non parlare all'anima dello spettatore, invogliandolo a dare il meglio di sé mediante semplicità narrativa e coolness estetica. Chiedere alla Disney qualcosa di diverso da questo è come chiedere di abdicare alla propria poetica autoriale, è come chiedere a Woody Allen di fare GoodFellas o a Spielberg di diventare Carpenter. Non succederà mai ed è sbagliato e fuorviante, oltreché pretenzioso, snob ed inutile, farlo. 

 

Ecco, mi duole constatare che il 2° maggior incasso al botteghino di sempre dei Walt Disney Animation Studios (superato sei anni dopo solo dal sequel...) e il 3° maggior incasso di sempre di un film animato (con The Super Mario Bros. Movie del 2023 a separarlo dal sequel del 2019) sia uno dei peggiori film del canone proprio perché la semplicità tipica disneyana è qui corrotta in agghiacciante banalità.

 

Se narrativamente Frozen è di una piattezza sconcertante, con personaggi poco interessanti nelle loro caratterizzazioni e nei loro banalissimi archi narrativi (con nota di demerito per Olaf, una delle peggiori spalle di sempre), è dal punto di vista estetico che il film mi ha lasciato senza parole in negativo. Anche i classici meno riusciti come Taron e la pentola magica (1985) o Bianca e Bernie nella terra dei canguri (1990), seppur nella modesta riuscita, piazzavano ogni tanto la zampata inattesa, il colpo estetico che, anche solo per un momento, richiamava quella filosofia dello stupore fieramente disneyana e che a Pascoli non sarebbe dispiaciuta. In Taron la pallina magica in CGI che accompagnava la principessa Ailin in un contesto tutto disegnato era incredibile mentre la scena iniziale del secondo Bianca e Bernie in cui Marahute dispiega le ali e trascina Cody nei cieli in un volo simile ad una danza è una meraviglia visiva che lascia ancora oggi a bocca aperta.

 

In Frozen non c'è nulla di tutto questo. A piattezza narrativa fa rima una sconcertante ed incomprensibile piattezza estetica, tant'è che sembra solo un rough cut sulla cui base impostare il lavoro definitivo. Il film è visivamente privo di qualsivoglia interesse. E dire che l'elemento del ghiaccio poteva dare tanti spunti: si poteva giocare con i passaggi di stato della materia, si poteva giocare con le gradazioni cromatiche di bianco e grigio, si poteva giocare in tante direzioni.

 

La tanto decantata soundtrack, realizzata dai coniugi Robert e Kristen Anderson-Lopez che pure nel Winnie the Pooh del 2011 avevano fatto un lavoro egregio, è a dir poco dimenticabile, se si eccettua l'ottima Let it Go, giustamente divenuta virale ma che è l'unica punta di diamante di un film talmente mediocre che non ci si crede che abbia incassato 1.281.508.100 dollari nel mondo e che abbia geminato un sequel ancora più profittevole nemmeno sei anni più tardi. 

 

Momento polemica in stile Nanni Moretti/Michele Apicella vestito da pinguino in Sogni d'oro (1981): caro pubblico, dov'eri quando Atlantis floppava? Dov'eri quando Il pianeta del tesoro floppava? Dov'eri quando Le follie dell'imperatore o La principessa e il ranocchio, pur non floppando, incassavano pochissimo rispetto alle attese? Dov'eri? Dov'eravate tutti quanti? E nel 2013 avete premiato Frozen? Avete regalato a questa robetta stupida tutto questo successo? Ma vi rendete conto di cose avete combinato? Fa bene la Disney allora a prendervi per i fondelli, perché è questo che volete dal più glorioso studio animato occidentale: mediocrità non qualità.

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