Regia di Edgar Wright vedi scheda film
La fine del mondo è il nome evocatico del bar che corrisponde all'ultima agognata tappa di una lunga serata in giro per pub a strafarsi di pinte di birra: un percorso che prevede dodici tappe per un testa a testa tra cinque amici: che non riuscirono a completare negli anni '80 quell'impegnativo programma e che ora, per opera del più scapestrato di essi, lo sballato Gary King, si accingono a ritentare. Per questo Gary si adopera per convincere uno ad uno gli ex ragazzi ora quarantenni, offrendosi di condurli con proprio "mostro" (una Ford Granada ben più che vintage) nel paese della loro gioventù. Ben presto i cinque, quattro uomini d'affari e lo scapestrato, si renderanno conto che nel paesino inglese della loro giovinezza le cose sono cambiate, o meglio le persone hanno subito una mutazione che va ben al di là dell'età anagrafica. E si troveranno costretti a reagire per salvare il mondo da un'invasione aliena.
Torna la variegata coppia Pegg/Frost, diretta da quell'Edgar Wright che già un paio di volte vi si è dedicato con discreti risultati; coppia questa volta coadiuvata da grandi attori "tipically english" come Eddie Marsan, "l'hobbit" Martin Freeman (quasi irriconoscibile vestito da yuppie), oltre che dal noto ed apprezzato Paddy Considine, per un film carino e a tratti divertente, che frulla con un certo criterio l'amarcord dei tempi giovanili, accostato all'amarezza e all'ordinarietà di un'età, i quaranta, in cui ormai non c'e' più spazio per le illusioni ed i sogni di gloria, se non restando dei bambini troppo cresciuti e quindi, dinanzia al mondo, solo degli immaturi. Accostando dicevo tutto ciò con tematiche fantascientifiche molto baracconesche e retrò, quelle dei fanta-movie anni '50 e '60 per intenderci. Un guazzabuglio bizzarro ma piuttosto riuscito insomma. E se non siamo certo ai livelli del riuscito e divertente Attack the block (in cui compariva altresì il robustello Nick Frost), tuttavia la qualità non latita, grazie anche al livello degli attori coinvolti. La bella di turno tocca alla bionda valchiria Rosamund Pike, piuttosto consona al ruolo. Ironia ben dosata e qualche attimo folle alla "Mars attacks" di Burton, per un filmetto piacevole, che non può, ma probabilmente non vuole neppure, ambire a divenite indimenticabile.
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