Regia di Orson Welles vedi scheda film
Si possono unire capitalismo e comunismo, due ideologie che sono agli antipodi? A quanto pare l'imprenditore editoriale Charles Foster Kane (Orson Welles) c'è riuscito nell'arco della propria vita, creando un nuovo soggetto sui generis, cioè "l'essere americano", colui che partendo dal basso come un comune cittandino, Kane dapprima è in sintonia con le idee di solidarietà sociale arrivando a fustigare il potere politico e finanziario, per poi diventare anch'esso sistema monolitico, nonchè l'incarnazione più pura e sfrenata del capitalismo a stelle e strisce.
La ricchezza e la potenza di una persona non si basa necessariamente sui beni materiali o gli agganci, questi sono di certo utili, ma prima di tutto ciò è assolutamente indispensabile accumulare più informazioni possibili e ove non fosse possibile, arrivare addirittura ad alterarle se non a crearle dal nulla. La vita di una persona dipende dalla certezza dell'informazione in tutti gli ambiti della sua esistenza; sicurezza se effettuare un determinato investimento, i politici da votare, intervenire o meno in determinate questioni nazionali o internazionali, vedere o no una determinata opera e così via; Kane ha capito che gestire l'informazione è la chiave del successo, arrivando a gestire per decenni la vita e l'opinione pubblica americana fino alla propria morte nel 1941 nella sfarzosissima residenza imonumentale di Xandalù.
Chi è Charles Foster Kane lo sappiamo tutti, il regista ci informa per lunghi minuti all'inizio tramite un cinegiornale, ma cos'è il cittadino Kane? Dov'è racchiusa la sua anima? Scoprire il significato della parola Rosebud pronunciata dal magnante ad inizio film mentre esala l'ultimo respiro è la chiave per accedere al vero Kane; il problema sta per l'appunto scoprire a cosa si riferisca.
Quarto Potere di Orson Welles (1941) è un lungo giallo metafisico che si snoda attraverso le ricerche del giornalista Thompson (William Alland), il quale per tutta la durata film si barcamena tra domande e quesiti poste a varie persone che conoscevano Kane (la seconda moglie, l'ex-migliore amico, il maggiordomo etc...). Il film si sviluppa attraverso una narrazione che si snoda tra presente e numerosi flashback delle varie fasi della vita di Kane senza seguire una consecutio temporis lineare, poichè un avvenimento accennato da un conoscente, sarà poi sviluppato o visto sotto un'altra luce quando viene narrato da un altra persona; il risultato alla fine è l'impossibilità di costruire un puzzle dalla forma sensata, poichè risulta impossibile per lo spettatore conoscere concretamente cos'è Kane alla fine.
Lo sforzo di costruire un quadro razionale della pesonalità del magnate risulterà vano per lo spettatore se ci si basa solo su ciò che viene narrato, quindi mai come in nessun altro film precedente è la macchina da presa, elemento artificiale esterno quanto vero e proprio personaggio ed osservatore terzo della vicenda a permettere di accedere all'anima di Kane; ricco imprenditore dell'editoria, accumulatore compulsivo di ogni oggetto di valore e non, incapace di concepire l'amore come emozione ma solo come possesso, un'infanzia negata precocemente che lo ha strappato dalle braccia della madre su cui la macchina da presa con un movimento di macchina ascendente passa dal viso della donna a quello del giovane Kane, la tessera del puzzle fondamentale per completare il quadro e comprendere tutta la sua personalità, consiste nell'essere stati testimoni attenti di tale particolare, sconosciuto a tutti, ma non all'occhio terzo della macchina da presa che sceglie di mostrare ciò che vuole lei e non mettersi al servizio dei personaggi.
La verità è l'obiettivo di Thompson (sempre immerso nell'oscurità), tanto che la luce illumina in modo sproporzionato le fonti informative (il diario di Tatcher) oppure i volti dei personaggi conoscenti di Kane, ma queste luci si riveleranno non illuminanti e né risolutive per sciogliere il mistero, che verrà svelato solo dall'artificialita' della macchina da presa.
L'amore negato per un'infanzia mai vissuta appieno, porterà Kane a colmare questo suo vuoto interiore accumulando la "roba" in modo ossessivo-compulsivo (tremendamente umana come reazione), procurandosi i mezzi finanziari necessari tramite le proprie imprese e in special modo attraverso l'informazione ed il suo sfruttamento per manipolarla e imporre subdolamente alla gente cosa pensare. Ieri era la carta stampata, poi con il dibattito Nixon-Kennedy l'informazione ed il controllo dell'opinione pubblica si è giocata tramite la televisione il cui possesso e l'occupazione delle radiofrequenze è divenuto imprescindibile per ogni uomo di potere (Berlusconi e legge Gasparri docet), sino a subire oggi un ulteriore trasformazione spostandosi nel mare magnum della rete tra social media e piattaforme online, dove la presunzione di controllo iniziale ha lasciato sempre più posto all'impossibilità di gestire il flusso delle informazioni che oramai viaggiano all'impazzata, risultando impossibile sapere cos'è vero e cos'è falso, in sostanza il trionfo dell'assunto che poggia alla base di tutta l'architettura del pensiero del relativismo conoscitivo di Quarto Potere e del cittadino Kane, il primo di una lunga serie di "titani" su cui Welles svilupperà la sua poetica.
Quarto Potere non è solo un capolavoro immane per l'attualità della sua analisi sociale e la sua profonda riflessione sull'america e le sue fondamenta, come il pensiero, l'informazione, la libertà o il capitalismo, ma è anche un film che a distanza di neanche tre decenni dai canoni fissati da Griffith, innova pesantemente a livello stilistico il cinema diventando così uno spartiacque nella storia della settima arte. Orson Welles sin dall'inizio rompe tutte le regole del cinema classico; fà morire subito il protagonista, di cui vediamo quindi solo il passato, per poi sviluppare la narrazioen attraverso una struttura non lineare con ben 6 flashback (con un montaggio tra dissolvenze incrociate e raccordi ellittici), che vanno comunque anch'essi avanti ed indietro rendendo sempre più frammentato il quadro della figura di Kane.
Ci troviamo innnazi ad un film dal fortissimo impatto visivo, dove la profodità di campo trova la sua definitiva espressione più compiuta; non l'ha inventata Welles, perchè già William Wyler lavorava su tale tecnica in film precedenti come Strada Sbarrata (1936), Figlia del Vento (1938), Ombre Malesi (1940) e Piccole Volpi (1941), grazie all'aiuto di Greg Tolland (lo stesso direttore della fotografia del film di Quarto Potere), però c'è da fare un distinguo, Wyler sfruttava la profondità di campo per cercare di conferire alla scena un'immagine reale neutra, cioè come la vedrebbe il nostro occhio umano, mentre Orson Welles và oltre distorcendo le immagini tramite grandangoli, prospettive ed inquadrature in basso a tre quarti (ce ne sono tantissime nel film), per creare sequenze visive dal fortissimo impatto visivo; volutamente "barocco ed "eccessivo" come del resto si addice ad un titano americano come Kane, quindi le critiche a Welles sul barocchismo della regia imputatagli da certa critica tra cui il filosofo francese Sartre, sono da respingersi.
Grazie alla nuova prospettiva di uso della profondità di campo, Quarto Potere fà uso per la prima volta del piano sequenza in modo consapevole ed esteso, creando composizioni scenografiche e di personaggi che donano molteplici contrasti drammaturgici nella medesima scena, come ad esempio quando vediamo la madre Mary discutere con Tatcher sull'affidamento del piccolo Charles e dalla finestra sullo sfondo vediamo il piccolo Kane ignaro di questa contrattazione, giocare allegramente sulla sua slitta in quelli che a tutti gli effetti saranno gli ultimi scampoli della sua infanzia.
Alla luce di tutto questo, risulta inspiegabile che questo mito del cinema, sempre primo nelle classifiche dei migliori film della storia del cinema di Sight & Sound dal 1962, nel 2012 sia stato scavalcato da Vertigo di Alfred Hitchcock (1958), capolavoro assoluto anch'esso, ma privo della profondità di pensiero analitica della società del film di Welles e privo dell'originalità stilistica del primo vero e proprio film moderno le cui innovazioni non furono riconosciute da una miope accademy che gli preferì Com'era Verde la mia Valle di John Ford, pur di negare i giusti riconoscimenti ad un film che distrugge l'essenza ed il mito del sogno americano, che uscì dalla notte degli oscar con il solo premio per la miglior sceneggiatura. L'influenza fu notevolissima, John Huston con il suo Mistero del Falco subito fece propri gli insegnamenti sulle scenografie in interni con i tetti inquadrati, mentre Duello a Berlino di Powell e Pressburger (1943), nonchè Billy Wilder con La Fiamma del Peccato (1944), subito sfruttarono le intuizioni narrative del capolavoro Wellesiano, arrivando a portare avanti i confini dell'evoluzione della narrazione cinematografica, nonchè e mi fermo qui perchè gli esempi sarebbero numerosi, l'estremizzazione della tecnica del piano sequenza sdoganata da tale film, con Hitchcock che subito fece largo uso dei suoi longtake e della sperimentazione tecnica estrema con Nodo alla Gola (1948), un film narrato tramite due finti piani sequenza, anche se c'è da dire che rispetto al regista inglese, Orson Welles è meno sfacciato ed esibizionista nei suoi vezi registici che non danno mai l'impressione di anteporre il proprio ego davanti alla materia narrata come talvolta accadeva con Hitchcock (vedasi l'inquadratura finale della pistola in Io ti Salverò). Sperando quindi che Sight & Sound nella futura classifica del 2022 possa correggere tale "eresia" riportando Quarto Potere al primo posto, il film nell'ambito della settimana arte è come la venuta di Cristo nella storia dell'umanità; c'è un prima e un dopo Quarto Potere volente o nolente, purtroppo a causa dei bassi incassi per via della difficoltà del film (ma perfettamente assimilabile dallo spettatore odierno), Welles per le sue successive opere dovette lottare assiduamente con i produttori tra montaggi sfasciati in post-produzione e budget risicati, non riuscendo a ritornare più a tali vette e soffrendo anche ingiustamente per tutta la propria vita l'ingobrante paragone con la sua opera prima.
Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta