Regia di Orson Welles vedi scheda film
"Appartengo a una generazione di cineasti che hanno deciso di fare film avendo visto Quarto Potere."
(Francois Truffaut)
Introduzione
Siamo nel 1940. La RKO propose a Orson Welles, allora ventiseienne, un contratto davvero eccezionale: la possibilità di realizzare tre film in qualità di regista, sceneggiatore e attore.
La singolarità di questa scelta era giustificata dal fatto che Welles, negli anni precedenti, si era particolarmente distinto in ambito teatrale e radiofonico (La Guerra dei Mondi, 1938). Hollywood (la RKO nello specifico), sempre alla ricerca di nuovi talenti, non esitò e non si fece scappare questa grande occasione.
Scartati i primi due progetti (un adattamento del romanzo Cuore di tenebra e un poliziesco dal titolo Smiler with a Knife) il neo-regista si mise al lavoro sul terzo film del progetto: Citizen Kane.
Quarto Potere (questa la traduzione italiana) è, quindi, il primo lungometraggio di Orson Welles, che uscì nelle sale il 1° maggio del 1941.
Si tratta, sotto un vasta quantità di aspetti differenti, di una delle pellicole più importanti, più maestose e più significative di tutta la storia del cinema e rappresenta, grazie alla sua complessità e alla sua trasgressività, uno di quei punti saldi dai quali, poi, numerosi registi attingeranno per i loro progetti, negli anni successivi (e ancora oggi).
Trama e struttura narrativa (linearità infranta)
Citizen Kane è la storia di Charles Foster Kane (interpretato dallo stesso Orson Welles), un autoritario e ricco magnate della stampa, fondatore di un immenso impero basato sui suoi grandi possiedimenti. La brama di potere e di possesso, però, non faranno altro che isolarlo sempre di più dal resto del mondo. La morte lo coglierà, infatti, tra le mura della sua gigantesca reggia (Xanadu), in completa solitudine.
Questa è la storia della vita, o meglio, il resoconto della vita del protagonista per mezzo del giornalista Jerry Thompson, incaricato a svolgere un'inchiesta su questa figura d'eccezione.
Già dalla struttura narrativa possiamo cogliere la particolarità e l'intrasigenza (per l'epoca) di questa pellicola. Il film, infatti, nega totalmente quel concetto di linerità tanto caro alla tradizione hollywoodiana classica. Innazitutto inizia (e si conclude) con la fine e poi è caratterizzato da numerosi flashback, e da una molteplicità di narrazioni: Thompson infatti, nella sua impresa di ricostruzione, va alla ricerca di tutte quelle persone che hanno avuto a che fare con Kane (ad esempio l'ex moglie Susan Alexander Kane o il suo migliore amico Jonathan Leland) per cercare di ottenere delle interviste. La storia, quindi, è narrata da tanti personaggi differenti, alcuni dei quali non sono nemmeno dei veri e propri personaggi (il diario di Thatcher).
A questo proposito è giusto ricordare che il primo narratore interno con cui facciamo conoscenza è il cinegiornale News of March, che ci propone una rapida carrellata degli eventi più importanti della vita di Charles Foster Kane, andando a creare, quindi, un effetto di film dentro il film o, meglio, di film di secondo livello.
Aspetti visivi
Anche sotto il profilo visivo Citizen Kane risulta essere innovativo ed estremamente complesso. Il quadro, infatti, è denso di elementi e, per questo, obbliga lo spettatore ad una lettura molto più impegnativa rispetto agli standard.
Notiamo un grande lavoro di illuminazione chiaroscurale e una concezione dell'immagine molto complessa e, in certi casi, di tipo espressionistico.
Sono tante le tecniche e i movimenti di macchina che arricchiscono la pellicola, e molti di essi hanno delle precise funzioni, e non si limitano, quindi, ad un gioco puramente virtuosistico.
Per rendere l'idea si potrebbe citare la sequenza che esplica il destino del giovane Kane: attraverso l'uso della profondità di campo (tecnica cara a Welles) siamo in grado di osservare, in primo piano, la madre e il padre che firmano l'affidamente del bambino a Tatcher e, nelle sfondo, il piccolo Charles che gioca nella neve, ignaro del fatto che da quel momento in poi la sua vita avrebbe subito un cambiamento radicale.
Tutto questo, chiaramente, era in netta contraddizzione con quell'idea di montaggio trasparente (o discreta) che imponeva il codice classico.
Tempo come una fisarmonica
Tra le grandi abilità stilistiche di Orson Welles va sicuramente segnalata la sua capacità di raccontare a velocità diverse, simulando quindi un'andamento di tipo romanzesco.
Nel caso specifico di Citizen Kane, possiamo prendere in analisi due sequenze che rappresentano perfettamente questa originale e importante tendenza: il riassunto del primo matrimonio di Kane e il tentato suicidio di Susan Alexander Kane.
Nel primo caso siamo di fronte a quella che viene chiamata sequenza ad episodi: un montaggio particolarmente serrato per poter fare grandi e veloci salti temporali che, in questo caso, riassume l'appiattirsi dei sentimenti della coppia, usando come tema narrativo il momento della colazione.
Nel secondo caso, invece, possiamo apprezzare un'altra delle teniche molto care a Welles: il piano sequenza, accompagnato da una profondità di campo decisamente esasperata. Il tempo rallenta e il singolo episodio viene raccontato con una precisione e una minuzia maniacale: in primo piano, sulla sinistra, vediamo il bicchiere e le medicine con le quali la seconda moglie ha tentato il suicidio, in secondo piano osserviamo la donna stessa e, nello sfondo, assistiamo all'irruzione in camera da parte dello stesso Kane.
Due metodi stilistici differenti per la narrazione, che utilizzano il tempo come se fosse una fisarmonica, dilatandolo e restringendolo per le proprie esigenze.
No Trespassing
È difficile non notare quel cartello, affisso sulla rete che delimita la reggia di Xanadu e che compare ben due volte, in apertura e in conclusione al film. Il "No Trespassing" potrebbe essere visto, ingenuamente, come un semplice elemento della digesi, ovvero come un oggetto legato squisitamente alla narrazione, ma questo non basterebbe a definirlo nel suo complesso.
In realtà siamo di fronte ad un vero e proprio messaggio diretto allo spettatore; il narratore primario (del quale parlerò approfonditamente più avanti), infatti, si riferisce direttamente a noi, avvertendoci (minacciandoci?) della complessità e dell'impossibilità alla quale stiamo andando incontro: decifrare la personalità di Charles Foster Kane.
Grazie a questa geniale intuizione di tipo stilistico, Orson Welles rende ancora più complessa la struttura narrativa dell'opera, avvertendoci del fatto che nessuno dei narratori interni potrà mai svelare completamente il segreto del sovrano di Xanadu.
Rosebud, Thompson e il pubblico
Eppure, se ci si sofferma un attimo, tutto si basa su una grande incongruenza, un grande errore: quando Kane pronuncia la sua ultima parola, Rosebud appunto, non c'è nessuno, nella camera, che possa sentirlo.
Nonostante ciò, la notizia fa il giro di tutti i giornali ed è proprio lo stesso Thompson a mettere in prima posizione, nella sua inchiesta, il "mistero dell'ultima parola".
Qual'è il motivo di questa scelta apparentemente sbagliata?
Risulta facilmente compresibile, in base a quanto ho scritto anche prima, che il pubblico abbia una posizione privilegiata nella comprensione della storia. Lo spettatore, infatti, tramite l'insegna del "No Trespassing" viene avvisato e, con un vantaggio rispetto a tutti i personaggi della narrazione, sente (e vede) pronunciare Rosebud direttamente dalle labbra di Charles Kane. È proprio e solo l'osservatore esterno che può conoscere tutta la verità.
Ma perché, allora, Thompson è al corrente di Rosebud?
Perché il giornalista non è altro che la trasposizione cinematografica dello spettatore: è la nostra visione di Kane, la nostra indagine su Kane. Non a caso è sempre inquadrato di scorcio: non deve produrre identificazione perché egli è la figurativizzazione del pubblico e della sua personalità.
È giusto ricordare che, per rafforzare ulteriormente la tesi della superiorità dell'osservatore esterno, Welles, in conclusione della pellicola, decide di svelare (in parte) il mistero, mostrando solo allo spettatore il vero significato di Rosebud.
La verità è nello specchio
Una delle ossessioni ricorrenti all'interno dell'opera del geniale cineasta americano sarà proprio la figura dello specchio (il finale di The Lady from Shanghai, ad esempio), che si caricherà di una valenza molto precisa.
In generale, lo specchio dovrebbe rappresentare un elemento metacinematografico: il raccogliere e il rilanciare le immagini. Nel cinema di Welles, però, esso vuole anche mostrare l'impossibilità di trovare la verità, poiché la vita umana è fatta di molteplici riflessi e, per questo, la sua realtà non è coglibile.
È questa la chiave di lettura da utilizzare per comprendere la scena in cui l'anziano Kane passa davanti agli specchi che moltiplicano la sua immagine: la realtà e il segreto del personaggio non saranno mai comprensibili deltutto, nemmeno dal narratore primario, nemmeno dallo spettatore.
Il Grande Narratore
Il lavoro di Thompson si conclude e lui getta la spugna. I vari narratori interni hanno offerto un'informazione insufficiente, parziale.
È il narratore per immagini il vero grande narratore, che mostra il carattere insufficiente degli altri personaggi, cercando di spingersi oltre, isolando e svelando l'oggetto sacro: Rosebud.
Quel dolly che si muove in avanti dall'alto, in conclusione della pellicola, infrange violentemente il regime della trasparenza: la macchina si allontana dai personaggi, esce dal racconto per poi rientrarci nel momento in cui viene mostrata la slitta.
Nella vera e propria concusione poi, la macchina torna all'esterno della reggia, alla recinzione e al cartello d'avvertimento.
Il Grande Narratore (come se fosse un narratore romanzesco), in realtà, si manifesta altre volte all'interno del racconto, attraverso modalità sempre di tipo visivo.
Le varie inquadrature angolate dal basso verso l'alto su Kane manifestano, infatti, un giudizio ben preciso: si evidenzia, da una parte, il carattere narcisisticamente estremo del protagonista, e dall'altra si mostra la sua stessa sconfitta. L'inquadratura dei soffitti crea un effetto claustrofobico e fornisce un limite all'espansione di Charles.
Conclusione (l'importanza di Citizen Kane)
Quanto scritto è decisamente poco per poter dare un'idea dell'importanza di questo film. Ho scelto una serie di aspetti che io ho ritenuto esemplari, sapendo che ne avrei dovuti lasciare fuori altrettanti.
Citizen Kane è l'emblema di un cinema votato, al tempo stesso, verso il passato (in quanto summa di tutto il cinema americano, e non solo) e, soprattutto, verso il futuro.
Per la prima volta, infatti, un film andò oltre la semplice narrazione, diventando un vero e proprio gesto autoriale inconfondibile, affermando un'idea di cinema precisa e personale.
Citizen Kane rappresenta il capolavoro.
Orson Welles rappresenta il Cinema.
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