Regia di Orson Welles vedi scheda film
Secondo me per parlare di questo film bisogna fare un discorso su due piani, l'uno tecnico e formale e l'altro per quanto riguarda il contenuto. Non si può infatti evitare di parlare della
particolare e innovativa tecnica di cinematografica di Orson Welles, il quale non pensò solo a filmare una vicenda, ma si industriò moltissimo sul come girare. Molte riprese sono fatte da angolature curiose, come dal pavimento in su o dal soffitto in giù. Anche l'uso delle luci e la fotografia colpiscono e rompono con le consuetudini: certe volte il personaggio che parla ha la testa tutta in ombra e lo sfondo è illuminato, in altre la maggior parte del campo è al buio. Ho notato anche particolari movimenti di macchina, probabilmente con la gru. Il film quindi costituì una novità assoluta per l'epoca, e ancora oggi è in grado di stupire. Dico anche, a chiosa di ciò, che questi tecnicismi, per quanto arditi, non mi hanno infastidito e non mi hanno dato la sensazione di sfoggio ed esibizione di tecnica senza sostanza.
Sul piano del contenuto, dall'altro lato, Welles riflette sia su un protagonista arrivista e senza scrupoli che sul ruolo e il potere dei mezzi di comunicazione nella società moderna. Kane è
una persona di grande successo, potente, intelligente, ma in fin dei conti è anche un uomo molto solo e infelice. La sua vita privata è un disastro, e le donne prima o poi si stufano di lui. Sa molto meglio dirigere un giornale che gestire i rapporti affettivi. Egli incarna un milionario reale dell'epoca ma anche cento altri magnati americani e non solo, che come lui giungono alle vette della società ma non sanno fare un discorso sensato col proprio figlio o la propria moglie.
Una possibile causa della durezza del suo cuore (al di là di tutta la retorica dei comizi) è forse l'esser stato strappato dalla sua famiglia quand'era bambino, dove i genitori lo cedettero
per vile denaro. Forse il suo attivismo e arrivismo non sono che dei tentativi di fuggire da se stesso, e dal deserto affettivo che si porta dentro. La stessa chiave dell'enigma delle parole sul letto di morte parlano di un'infanzia spezzata, di una vita felice abbandonata.
Da segnalare anche l'ottimo trucco di Orson Welles, che lo fa invecchiare in modo che sembra vero.
In conclusione, riconosco la grandezza e l'importanza di "Quarto potere" (splendido titolo italiano questa volta), e parlerei anche di capolavoro, quantunque non sia un film che suscita la mia partecipazione e il mio amore incondizionati.
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