Regia di Christophe Offenstein vedi scheda film
Alla faccia del titolo, Yann Kermadec, col volto disteso ma risoluto di François Cluzet, si ritrova in mezzo al mare in compagnia di un ospite inatteso. Impegnato nella Vendée Globe, il giro del mondo in barca a vela, raccoglie a sua insaputa un giovane clandestino che, scoperto, lo convince a farlo restare a bordo. Come se non bastasse, le onde capricciose gli portano in dono una collega inglese disarcionata dal suo battello che cola a picco, e la solitudine diventa rapidamente uno stato della mente. Poco scandagliata da questa piccola e volenterosa opera prima, che gradirebbe porci di fronte all’eterna lotta uomo/natura ma risolve il conflitto in un bicchiere d’acqua liscia. Il vecchio e il mare vanno d’accordo, anche perché a lenire la distanza dal mondo ci pensa la tecnologia mobile: la figlioletta, costretta dalla maestra a telefonare sul satellitare di papà, confessa la sua insofferenza nei confronti di tanta invadenza. Condividiamo. I tramonti immortalati sull’iPad vengono spediti alla famiglia con romanticismo letterario, attutendo in parte l’automatismo dei personaggi: dal ragazzo infiltrato fino al collega infortunato (un Canet relegato al pur gradevole contorno), tutti agiscono in funzione della causa. La vittoria non è un nastro da tagliare, certo, ma questo breviario sui traguardi personali taglia fuori dallo schermo ogni umana complicazione e si rappacifica col titolo lasciandoci Cluzet: credibile anche se privato del conforto di una sceneggiatura, come uno scoglio nell’oceano.
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