Regia di Christophe Offenstein vedi scheda film
Film che si distingue per la sua modestissima portata e per la sua reiterata ricerca del facile consenso presso un pubblico il più vasto possibile. Già sapevo ciò che mi aspettava, dunque non posso parlare di vera delusione, eppure qualche speranza di un esito un po' più sostanzioso in cuor mio la nutrivo. Non intendo affatto demolire quello che rimane comunque un prodotto dignitoso e con una sua ragione d'essere, ma non posso esimermi dal considerare che un pubblico che goda di un film così impostato, non può che essere di bocca decisamente buona. Diciamolo: è un film fottutamente buonista, ma lo fa con una disinvoltura che infonde quasi tenerezza e che smuone il sorriso più che il fastidio. Assistiamo ad un turbinare di buoni sentimenti, a partire dai valori della famiglia e della paternità, poi l'amicizia, e infine la generosità nei confronti di chi è sfortunato e va dunque supportato nella conquista del proprio riscatto umano e sociale. In un tripudio di sorrisi di bambini e di bacetti tra innamorati, a cui funge da contraltare la forsennata ricerca della vittoria in ambito sportivo estremo. Insomma un cocktail di sentimenti uno più abusato dell'altro: dall'amore-rifugio rappresentato dalla famigliola all'inflazionatissima retorica della competizione della serie "se lotti per il tuo sogno ce la puoi fare". Intendiamoci bene: personalmente, non mi ritengo nè uno snob nè tantomeno un cinico, ma quando monsieur Christophe Offenstein (per inciso sia regista che autore della sceneggiatura) ci propone una simile operina buonista, beh, se permettete un vago sospetto di paraculaggine non può non sfiorarmi. Il film piacerà sicuramente agli amanti della vela e di tutti gli sport di mare in genere, visto che il 95% si svolge su una barca destinata ad affrontare le minacce e gli eventi della natura. Io che non sono per nulla conoscitore del settore (non so nemmeno nuotare, figuriamoci) ho scelto comunque questa visione per un unico evidente motivo: vedere all'opera quella colonna del cinema francese che si chiama François Cluzet (okay, quello di "Quasi amici", va bene, ma adesso per favore basta evocare quel film, che è acqua passata e non c'entra nulla), un interprete straordinario, che ammirerei anche se fosse coinvolto nella pellicola più infima del mondo. Detto di lui, però, bisognerà pur riferire di un resto del cast che si rivela di una approssimazione desolante, volti del tutto incolori ed inespressivi. Peraltro al servizio di un copione scontatissimo, che trae il suo unico punto di forza nelle splendide inquadrature del mare aperto, tra onde increspate e terribili turbolenze atmosferiche. Ma non può bastare. E se volete vedere in azione il grande Cluzet, aspettate il suo prossimo film. Che prima o poi arriverà. PS: ho dimenticato di segnalare un commento musicale di un ruffiano imbarazzante. Voto: 5
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