Regia di Alexander Payne vedi scheda film
Per decidere di girare un film interamente in bianco e nero, ci vuole coraggio ma soprattutto ci vogliono le idee chiare. Alexander Payne ha dimostrato di avere coraggio in più occasioni e di idee chiare sembra che ne abbia da vendere se ha deciso di sviluppare una pellicola sulla fantasia di un uomo ai confini della vita, palesemente malato e sordo oltre ogni limite, ex alcolista e dal carattere turbolento e non poco egoista. Woody Grant è interpretato magistralmente da Bruce Dern, premiato anche al Festival di Cannes come miglior attore protagonista. Il titolo è la meta che il protagonista vuole raggiungere per accaparrarsi un premio fasullo, in mezzo il viaggio pregno di emozioni da (ri)scoprire, tasselli da rimettere a posto, rapporti da ricucire; un ultimo viaggio che racchiude l'emblema di un'intera esistenza, tra le rovine di un'infanzia poco felice, fino all'inesistente rapporto con i fratelli, quasi estranei, del tutto indifferenti. Straordinario il rapporto che si finisce per instaurare tra padre e figlio, almeno quello che il ragazzo dimostra di volere con il vecchio. L'atto di rinuncia per indurre la felicità, donargli un ultima grande emozione: quel riscatto che mai era stato in grado di perseguire. Magari ci fossero ancora padri capaci di generare amore e compassione solo attraverso il sincronismo dei cuori, solo per il calore del sangue che scorre nelle vene, in un mondo in cui ormai anche i sentimenti si comprano. Notevole la fotografia che pur non utilizzando particolari inquadrature riesce a dare colore e profondità nelle scene in cui si necessitano. Un po' lento, prolisso di silenzi ma colmo di significato.
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